Comma 22

Pulp nigeriano. Akuaba di Francesco Staffa

«aveva capito che l’onestà e la giustizia l’avrebbero intrappolato in una vita priva di soddisfazione, senza ricchezza e senza sfarzo. E lui, più di ogni altra cosa desiderava proprio il lusso, lo spreco, il potere.»

Questo personaggio edificante e di sani principi è uno dei mostri neocolonialisti che infestano le pagine di Akuaba di Francesco Staffa, un romanzo pubblicato da D-Editore a fine settembre del 2020, un periodo in cui le nuove restrizioni avevano reso impossibile la promozione e che grazie all’amore del suo editore sta vivendo una stagione di rilancio.

Diversi personaggi, diversi luoghi, diversi tempi s’intersecano, ma al centro c’è Lagos, la Nigeria nei primi anni Ottanta. Lo scoppio della bolla del petrolio, che aveva portato a un’impennata della crescita economica e attratto una massiccia immigrazione estera, precipita il Paese nella crisi e tutta la manodopera di irregolari provenienti dalle nazioni confinanti all’inizio del 1983 si ritrova repentinamente indesiderata: milioni di persone costrette all’espatrio con la violenza, che culminerà alla fine dell’anno in un colpo di stato militare.

In scena tre coppie di immigrati, due di italiani e una di ghanesi. Provate a indovinare chi se la passa meglio. Le cose si sono fatte pericolose per Amma e Adebisi, devono trovare un modo sicuro per lasciare la Nigeria, ma è costoso e loro vivono in una baracca di lamiera. Ada e Guido sono in vacanza, ospiti di Franco e Fabïenne. Guido e Franco sono cresciuti insieme a San Lorenzo, a Roma, crescendo sono diventati due uomini molto diversi, o forse non così diversi dopotutto, hanno entrambi sposato una donna che si rivela capace di cose che non avrebbero immaginato.

L’autore è antropologo, ha collaborato con diversi musei etnografici ed è stato consulente per la trasmissione Rai Geo e Geo, ma in questo esordio romanzesco lo studioso è accantonato e prende il sopravvento il narratore: Akuaba è un libro tramoso, che non si sofferma in digressioni e descrizioni, dominano il racconto, il dialogo, l’azione. Akuaba soprattutto è un libro di personaggi e i suoi protagonisti sono guidati, come si diceva in apertura, da motivazioni e desideri non proprio umanitari e generosi, ma proprio per questo molto efficaci in narrativa: da millenni gli istinti più biechi e i lati più bui dell’animo umano ci offrono materiale d’intrattenimento con intrighi, menzogne, truffe, tradimenti e violenza. Come nella miglior tradizione tragica, ma anche nei più manierati romanzi d’appendice, in Akuaba si susseguono colpi di scena, rivelazioni e agnizioni, il tutto raccontato con ritmo veloce, una lingua senza orpelli e senza pudori, come in un thriller pulp, non ci sono pudiche ellissi sulle scene di sesso e violenza.

Un oggetto cardine nella storia sono delle statuette di ceramica Nok di grandissimo valore, qualcuno le ha trovate in un sito archeologico e ha deciso di tenerle per sé e cercare di piazzarle in modo illecito. Staffa non interviene come voce nella narrazione, dispone elementi e personaggi e lascia che siano l’immediatezza dei simboli e i parallelismi crudeli a esprimersi. Per esempio quello tra una donna europea e ricca che si sente sicura ad andare da sola in una stamberga nella periferia di Lagos per tradire il marito con un uomo sessualmente brutale che la tratta in modo degradante, procurandole un godimento sconfinato, mentre una donna ghanese nera che è costretta a scappare senza sapere dove sia suo marito si ritrova sequestrata, stuprata, drogata e ridotta alla schiavitù sessuale.

I personaggi europei sono tratteggiati da Staffa a tinte forti, come villain da fumetto statunitense, completi della loro origin story. Avidi, cupidi, lascivi, come predatori s’impossessano del corpo nero, che sia metaforicamente per arricchirsi grazie alle risorse naturali, o trafugando le preziose statuine Nok, o letteralmente.

akuaba

Akuaba è il nome di una bambolina di legno che nel Ghana meridionale e nei territori vicini, è portata come un talismano dalle donne per propiziare la fertilità, la buona riuscita del parto e la salute del nascituro. Nella storia a cui dà il titolo l’akuaba da portafortuna si volge in ironia della sorte, presagio sinistro, non offre protezione e si fa simbolo di popoli e culture violati e depredati.

Photo credits
Copertina – Scultura Nok, Museo del Louvre. Cedric Hernandez
Akuaba – Hannes Grobe