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La criminale bellezza della Roma di The Passenger



«Questa città abbrutisce chi non la capisce.»

Mi piacerebbe poter scrivere di aver sentito questa frase per la strada, ma non è così, a sentirla da un passante non sono stata io, ma la protagonista di Cleopatra va in prigione di Claudia Durastanti. Quando ascoltai il romanzo in versione audiolibro mi chiesi se Durastanti l’avesse sentita lei davvero per la strada e mi piace immaginare che sia così, che il caso le abbia regalato questa luminosa verità su Roma e lei l’abbia a sua volta regalata ai suoi lettori, se la sia rivenduta, come si dice a Roma.

Cleopatra va in prigione è uno dei romanzi consigliati nella sezione finale Per approfondire di The Passenger Roma, l’attesissimo numero del libro-magazine firmato Iperborea uscito a gennaio 2021.

The Passenger Roma

Quindi Roma abbrutisce chi non la capisce. Ma chi la capisce? Non Francesco Piccolo, che alla città che ama senza capirla dedica 39 appunti per un libro su Roma.

«7. Una volta, tanto tempo fa, ho sentito alla radio l’attrice Paola Borboni che diceva queste parole: «Amo Roma. E la capisco.» Questo «E la capisco» mi piace tantissimo, e vorrei dirlo anch’io un giorno. E lo dirò.»

Leggendo The Passenger capirete meglio Roma? Forse no, online ho letto i commenti di diversi lettori che sono rimasti delusi, anche un po’ arrabbiati per il ritratto della città proposto da Iperborea. Mi sono stupita, raramente avevo desiderato un oggetto con la trepidazione con cui ho desiderato questo The Passenger: un magazine che parla del mio posto preferito pubblicato dal mio editore preferito, accompagnato da un progetto fotografico su misura, ricco di grafici, mappe, elenchi a tema. Una libridine annunciata. Quando l’ho avuto in mano era un oggetto talmente bello che non volevo leggerlo: la grafica di Tomo Tomo e Pietro Buffa, la bella carta Munken dalla grammatura pesante di Arctic Paper… l’ho sfogliato ammirata apprezzando i dettagli, l’ho posato sul comodino e l’ho lasciato per settimane là ad aspettarmi; ogni tanto lo sbirciavo, me lo coccolavo, mi tenevo questo piacere in serbo. Come si permettevano questi lettori insoddisfatti di sciuparmi la festa? Che hanno da lamentarsi?

I contributi sono uno più bello dell’altro. Si parte con Marco D’Eramo che in La città non così eterna fa la cronistoria dell’abusivismo edilizio che ha plasmato la Roma contemporanea, un intervento corposo, ragionato, approfondito, che unisce diversi punti, un’analisi di ampio respiro. Poi una lunga passeggiata in ascolto con la Guida acustica alla città di Letizia Muratori, dallo scroscio dell’acqua a Fontana di Trevi allo stridio dei gabbiani, al «tatan tatan tatan e pausa per riprendere fiato. Turutunturutunturutun: ecco, se l’impatto tra rotelle e sampietrini emette un suono continuo, tutto attaccato e dalle “a” inceppate si passa a un bel vibrato di “u”, vuol dire che il turista trascinatore ha preso il via e si è immesso nella rotaia invisibile, solcata da migliaia di passaggi che lo hanno preceduto». E poi Nicola Lagioia che spiega in Roma non giudica l’oscuro impulso che l’ha spinto a scrivere il suo ultimo libro, a indagare il caso Varani come un emblema, per sciogliere quell’enigma che è Roma. Matteo Nucci che la chiave dell’enigma crede di trovarla sul fondo del Tevere, L’anima della città. Francesco Piccolo, di cui già si è detto, con i suoi godibilissimi momenti di trascurabile romanità. Arriva ancora Leonardo Bianchi, che attraverso una serie di casi di cronaca recente ci accompagna nelle periferie romane per scoprire Il format della «ribellione delle periferie», perché «non sono le periferie a rincorrere l’estrema destra. È l’estrema destra a rincorrere le periferie», che sono piene anche di persone che a passare per razziste non ci stanno. Quindi Christian Raimo, con il più nevrotico tra gli interventi, L’eco della caduta, in cui confessa che lui le sezioni apposite delle librerie di Roma dedicate alle pubblicazioni sulla città le occhieggia con atteggiamento di sfida «pronto a liquidarli: non conoscete Roma quanto me, non l’avete subita quanto me» e per esorcizzare il mito pesante della città eterna, per amarla viva e come spazio abitabile, cerca di ridurla all’oggettività dei dati, dei numeri, guardandola attraverso il filtro spersonalizzante di Google Maps, saltando dal Corviale a Malagrotta. E poi Floriana Bulfon che come a Los Angeles si fanno i tour guidati alle ville delle celebrità hollywoodiane ci guida alla scoperta delle residenze del clan mafioso dei Casamonica, La Famiglia, tra statuette di cavalli rampanti all’esterno e all’interno «tigri, pantere in ceramica ad altezza reale accanto a Padre Pio». Per arrivare a Campare di Campari, il sorprendente e sorpreso intervento di Francesco Pacifico che con un approccio a metà tra l’antropologo e il critico musicale ci racconta l’«arcobaleno di depressioni colorate» della scena rap, trap e indie romana, dalla Lovegang trasteverina ai Cani, in bilico tra poesia di una bellezza intraducibile e sciatteria sprezzata. E per finire quella seduta di autoanalisi che è il pezzo di Daniele Manusia, che pontifica con una vergogna dichiarata – ma a quanto pare non sufficiente – sul significato profondo del calciotto per il maschio romano, che per sua stessa ammissione: «è un racconto prettamente maschilista, per questo inevitabilmente nostalgico. È il canto di una gioventù finita, il culto di un tipo d’uomo che esiste solo qui ormai, a Roma, nei campi di calciotto. E per quanto a lungo ancora?» (Speriamo non troppo.) In chiusura tre contributi brevi: una playlist di Giulia Cavaliere; tre Consigli d’autore, un libro, un film e un album di Nadia TerranovaCose che cambiano di Sarah Gainsforth che va a cercare lo sguardo su Roma di una presenza ignorata, ma consistente in città, quella dei senza fissa dimora, secondo stime recenti quattordicimila e in aumento.

The Passenger Roma

Quindi ricapitolando: abbiamo abusivismo edilizio, l’estrema destra che tenta di strumentalizzare il malcontento delle periferie per esacerbare l’intolleranza e il razzismo, delitti, aristocrazie della delinquenza, baracche di lamiere e cartone. Forse comincio a intuire che i lettori scontenti avrebbero voluto essere guidati all’esplorazione delle bellezze della città eterna e invece The Passenger ha fatto qualcosa di più ambizioso: si è addentrato nel suo lato oscuro. Forse qualcuno ha trovato antipatico che un editore milanese abbia realizzato un ritratto di Roma concentrandosi sulle sue grandi bruttezze. Tuttavia, pur essendo io parzialissima nel mio amore per Roma, quasi accecata dal suo splendore arrogante, credo che sia da lettori ingenui – nel senso narratologico del termine, di qualcuno che si rifiuta di stringere il patto narrativo – rimanere delusi da questo reportage sulla capitale. L’unico aspetto che va criticato è la scarsa rappresentanza femminile tra gli autori (due donne su dieci nei contributi lunghi, recupero solo parziale con i contributi brevi; e si sarebbe forse potuto lasciare più spazio a un approfondimento sui senza fissa dimora e assecondare un pochino meno una categoria di uomini privilegiati fissati con il calciotto, per aiutarli a perdere il vizio consapevole di «confondere il proprio infantilismo con l’epica»).

Se cercate una bella guida turistica tradizionale certo non è la pubblicazione che fa per voi, se cercate un compendio capace di restituirvi Roma tutta intera non basterebbe un’enciclopedia; no, quello che offre The Passenger è una prospettiva sulla città, anzi diverse prospettive, una ricerca di complessità. Come d’altronde lo era anche il precedente numero dedicato a Parigi. È come leggere la versione reportage di uno di quei gialli in cui la storia si scopre un tassello alla volta dal racconto dei diversi testimoni, e solo alla fine le testimonianze unite compongono un quadro d’insieme per arrivare a scoprire il mistero, solo che in questo caso il delitto è Roma. Roma è delitto, Roma è enigma, Roma è multiforme come l’ingegno odissiaco, è odissiaca; e The Passenger anche, confezionato con cura e ad arte con l’obiettivo di fallire, per inseguire con intenzione l’inafferrabile.

«Restava, certo, l’incontestabile bellezza della capitale, capace di sopravvivere a qualunque sacco, ma questo aumentava il coefficiente di difficoltà per l’interpretazione del momento storico perché bellezza e degrado erano sempre più indistinguibili tra loro.»

Ecco leggendo questo mi accorgo che la mescolanza di bellezza e degrado di cui scrive Nicola Lagioia è qualcosa che mi affascina infinitamente, che mi piace molto e questo rivela su di me delle cose che forse preferirei non sapere; ecco un potere di Roma: farti scoprire delle cose su di te – di quanti posti si può dire lo stesso? Io sono cresciuta in una città davvero bellissima, ma che su di me non ha mai saputo dirmi nulla, e sono dovuta andarmene per trovarmi. Come s’è detto mi sono trovata in mezzo al degrado, quindi traete le vostre conclusioni sulla mia attendibilità come voce narrante e prendete quello che scrivo di conseguenza.

The Passenger Roma

C’è un vecchio film, Keeping The Faith, in cui Edward Norton dice che ha sempre pensato che chi sceglie di vivere in un posto diverso da New York è perché non vuole fare sul serio. Io penso una cosa simile di Roma: se vuoi prenderti sempre sul serio, probabilmente questo non è il posto per te.
Non me la sento di dire che capisco Roma, ma se c’è una cosa che sono davvero sicurissima di non capire sono quelli a cui non piace Roma; di quelli che addirittura la odiano non so che cosa dire, perché negli anni sono diventata come un mio amore passato, romanissimo, a cui chiesi se avesse pensato mai di andare a vivere altrove e mi rispose: «Nun credo che sarei capace». Quando mi dicono che odiano Roma sorrido sempre, quasi come se mi scusassi e dentro di me penso: «Tra me e te quella che sta a fa uno sforzo per non menatte me pare che so’ sempre io».

Un’avvertenza quindi: se volevate leggere The Passenger pensando di trovare tra le pagine un ritratto di Roma hollywoodiano in stile Vacanze Romane o Mangia, prega, ama, siate avvertiti che vi ritroverete invece in un film di Pasolini, o in un episodio di Suburra.



Photo credits
Copertina – Andrea Boccalini, progetto fotografico di
Prospekt photo in esclusiva per The Passenger
Interni di
The Passenger – Iperborea

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