Comma 22

Il triangolo liquido. Tempi eccitanti di Naoise Dolan



«Ecco come riesci a fare sesso con due persone, a non dire niente all’una dell’altra, a vivere con una di loro e a essere ancora single.»

Ecco come: è la storia di Tempi eccitanti di Naoise Dolan (Atlantide, 2020). Ava, protagonista e voce narrante, è una ventiduenne che dall’Irlanda si è trasferita a Hong Kong, dove insegna inglese per uno stipendio misero, ma risparmia sull’affitto piazzandosi nella stanza in più dell’appartamento di Julian, il suo «amico banchiere» con cui va a letto, ma niente di serio; al contrario è molto seria l’ossessione che Ava sviluppa quando conosce «Edith Zhang Mei Ling – nome inglese Edith, nome cinese Mei Ling, cognome Zhang», che «era originaria di Hong Kong, ma era andata in collegio in Inghilterra e poi era finita a Cambridge».

tempi eccitanti

La traduzione italiana è firmata da Claudia Durastanti: un caso di affinità elettiva perché difficilmente qualcuno avrebbe potuto essere più adatto dell’autrice di La straniera per tradurre un romanzo che è una continua riflessione sulla lingua e sul denaro. Durastanti, nata a Brooklyn da genitori italiani non udenti, cresciuta in Basilicata, studentessa a Roma, poi trapiantata a Londra, ha scritto pagine bellissime sullo strano impasto linguistico che questa commistione di lingue e luoghi diversi ha prodotto in lei, e pagine necessarie su come un’aspirante scrittrice di famiglia non ricca fa fronte al bisogno di soldi. Il sentimento di estraneità su cui Durastanti ha costruito il suo memoir la accomuna alla protagonista di Tempi eccitanti, che non si è mai sentita al suo posto in Irlanda e non si sente al suo posto a Hong Kong, in nessun contesto: non sul lavoro, non nelle sue relazioni liquide, non con le coinquiline prima né nella convivenza con Julian poi.

«Era quel genere di teoria che avrei elaborato molto facilmente su qualcun altro: Ava è attratta da partner benestanti come strumento per placare le sue ansie di classe. Nella pratica, andare a letto con i ricchi alimenta solo la consapevolezza che lei non lo è, eppure continua a farlo.
Ma pareva quasi automatico giungere a una conclusione del genere su me stessa. Non potevo fare a meno di pensare che le cose dovessero essere più complicate di così.»

L’inadeguatezza e l’angoscia esistenziale di Ava si manifestano in un costante rimuginare sulle sue non-relazioni e non-scelte, analizzate sempre in chiave politica, in un’autoanalisi ininterrotta che denota una straordinaria lucidità, a cui non corrisponde però alcuna capacità di azione o comunicazione. A questo lavorio mentale si accompagna un’insistita riflessione sulle parole ed espressioni della lingua inglese in contrapposizione con quelle tipicamente irlandesi, su come danno forma al modo di pensare di Ava, sul significato che assumono a un continente di distanza dal Regno Unito in un ambiente postcoloniale quando vanno insegnate a dei giovanissimi madrelingua cinese, sul modo in cui influenzano la sua comunicazione con un uomo inglese con pochi anni e molti soldi più di lei, oppure con una celestiale coetanea originaria di Hong Kong che ha studiato a Cambridge. 

I personaggi dialogano molto senza comunicare affatto, in una serie di schermaglie verbali sferzanti all’insegna del cinismo, con botta e risposta appassionanti, godibilissimi, estetici, di una vivacità da commedia brillante che fa di Dolan l’epigona millennial e politicizzata di una tradizione che parte da Noel Coward e passa per la sceneggiatura di Harry ti presento Sally e per il Woody Allen del suo periodo d’oro.

tempi eccitanti

Il triangolo al centro di Tempi eccitanti si presta a diversi piani di lettura. Ci si può limitare a godersi l’intreccio amoroso e «lo spettacolo d’arte varia» di giovani adulti, colti e variamente privilegiati, ma privi di educazione sentimentale, che cercano di gestire la complessità di emozioni che non accettano ma fingono di comprendere perché sono troppo arroganti per manifestare vulnerabilità; oppure si può approfondire e osservare come questi personaggi e i loro legami rappresentino alcuni dei principali squilibri e contrasti socioculturali che nel mondo contemporaneo differenziano i detentori di privilegio dagli svantaggiati: uomo e donna, ricco e povera, etero e queer, occidentale e orientale. Questa opposizione è particolarmente evidente nel rapporto di Ava con Julian, che fin dall’inizio è identificato da lei con la sua professione, il suo status e il suo reddito: la loro relazione sessuale è sempre raccontata in termini di dinamica e gioco di potere.

«Quella notte ci ho messo più del solito a fare finta di non volerlo, in modi che rendevano evidente quanto invece lo volevo. Non è stato divertente come lo trovavo di solito, o appagante come invece sarebbe stato roteare un machete tra le sue camicie, ma mi sono goduta la limpidezza dell’esercizio. C’era qualcosa di shakespeariano negli uomini imperiosi che te la leccavano: come cadono gli eroi.»

Incapaci di intimità, condivisione e di esternare un sentimento, al limite della disabilità emotiva, oltre il confine del comico, Ava e Julian nella loro incomunicabilità rappresentano l’acme di quello che Bauman ha teorizzato come amore liquido e al contempo il tracollo dell’istituzione della coppia eteronormativa, che esce nettamente perdente dal confronto impietoso con la coppia costituita da Ava e Edith, un sodalizio colmo di tenerezza, spontaneità e calore, bello nonostante l’inadeguatezza di Ava, gli autosabotaggi e le insicurezze con cui inquina ogni suo legame.

In questo suo esordio narrativo Naoise Dolan ha assimilato e restituito in una forma fresca e personale diversi dei motivi e delle atmosfere delle opere che hanno catturato meglio il sentimento di estraneità, di solitudine e d’impotenza che scatena la società contemporanea nell’inetta 2.0, l’inetta del nuovo millennio. Raccogliendo i rimandi e riferimenti di cui si nutre il romanzo si potrebbe allestire un moodboard di Tempi eccitanti: abbiamo Lost in Translation di Sofia Coppola (2003), in cui una giovane Scarlett Johansson appena sposata e sottilmente depressa deve riempire il vuoto di infinite giornate solitarie in una Tokyo incomprensibile; Soshanna, una delle protagoniste della serie Girls di Lena Dunham (Hbo, 2010-2019), che nella quinta stagione si trasferisce in Giappone inseguendo il mito occidentale dell’Oriente; Parlarne tra amici, (traduzione di Maurizia Balmelli, Einaudi, 2018) il caso editoriale di Sally Rooney, irlandese come Dolan, che racconta il triangolo amoroso di una giovane scrittrice squattrinata che s’innamora di un attore sposato, ma mantiene contemporaneamente una relazione intensissima con la coetanea, collega/amica/amante e primo amore; Frances Ha (2012), il film di Noah Baumbach che mette sotto la lente di ingrandimento quel momento nella vita in cui non si può più rimandare il passaggio da giovane studente aspirante qualcosa con rapporti intensi ma indefiniti a giovane adulto indipendente con relazioni che devono essere socialmente riconoscibili.

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Tempi eccitanti ha il ritmo scorrevole e i toni leggeri della commedia, ma un’essenza tragica. S’indagano le lacerazioni e i compromessi dolorosi che affronta l’individuo, oppresso dal senso di ingiustizia per il sistema in cui vive e per l’impossibilità di non esserne complice, e alla pagina successiva si racconta del trattenersi dal guardare una storia su Instagram come gesto significativo della dinamica con qualcuno.
Smarrita e sradicata, con una straordinaria intelligenza e capacità di analisi, ma nessuna capacità pratica ed emotiva, con una sviluppatissima coscienza di classe e consapevolezza femminista eppure immobile e in balia di un rapporto basato sullo squilibrio di potere e l’incomunicabilità, la Ava di Dolan esprime lo spirito contraddittorio, ferito e carico di senso di colpa del nostro tempo e della gioventù istruita dell’Occidente industrializzato.

Nella già ricordata serie Girls, iconica rappresentazione di quattro ventenni caotiche a Manhattan, Lena Dunham metteva in bocca alla sua protagonista, Hannah, aspirante scrittrice, questa ambiziosissima dichiarazione: «I want to be the voice of my generation. Or, at least, of a generation». Dolan forse ci è riuscita.



Photo credits

Copertina: Keith McGregor, Hong Kong negli anni Settanta/Ottanta
Ritratto di Naoise Dolan: Kip Carroll
Il moodboard di
Tempi eccitanti è realizzato con Canva, a cura di Magda Crepas