In un vicolo stretto nel centro di Roma, via dei Barbieri numero 7, a pochi passi da Largo Argentina, uno dei complessi archeologici più importanti della città, c’è una piccola porta che si affaccia sulla strada: dentro, la magia che non ti aspetti. Una volta varcata la soglia lo stupore è grande. Da un ingresso all’apparenza minuscolo si apre un mondo, non poi così diverso dal Paese delle Meraviglie. Un antico edificio seicentesco accoglie una tra le librerie più amate della capitale: Spazio Sette, un’oasi rigenerante per la mente. È il regno dei libri, tra lucidi pavimenti a scacchi, soffitti affrescati e una sontuosa scalinata – realizzata dall’architetto Mario Fiorentino – che conduce sino al terzo piano, dove si compie la vera epifania per lo sprovveduto visitatore. Qui si può vivere un momento inatteso da sindrome di Stendhal.
Spazio Sette – che ha mantenuto il nome dell’iconico negozio di design romano, aggiungendo la dicitura “libreria” – è tutto questo, un connubio inscindibile di arte-letteratura-storia, ma anche molto di più: è un luogo di incontro, dove la comunicazione dei libri passa attraverso le persone, le relazioni, lo scambio e soprattutto i numerosi eventi organizzati quotidianamente e ospitati nella grande sala dal divano damascato. Custodita come uno scrigno nello storico palazzo rinascimentale Cavallerini Lazzaroni, la libreria è diventata in pochi anni un punto di riferimento per lettori, editori, scrittori, intellettuali e studenti, insomma per chiunque voglia sfogliare un buon libro, ascoltare un autore dal vivo e magari anche sorseggiare un calice di vino.
Qual è il segreto di Spazio Sette: la sua versatilità, la competenza dei librai o forse la sua custode felina, l’indimenticabile Minerva? Per la rubrica Geografie Librarie ne abbiamo parlato in questa intervista con Piero Piperno, fondatore e direttore della libreria.
Come nasce il progetto di Spazio Sette? Prima era un negozio di design, poi una galleria d’arte, quando è nata ufficialmente la libreria?
La libreria è aperta da giugno 2022, ma in realtà il progetto era nato molto prima. Durante il Covid mi sono trovato senza lavoro e ho deciso di inseguire il mio sogno di aprire una piccola fumetteria; ed era quello l’intento iniziale. Venni a sapere che proprio in questa zona si era liberato un posto; poco tempo dopo, incredibile ma vero, seppi che era disponibile l’intero locale di tre piani. In passato Spazio Sette era stato uno storico negozio di design di Roma e ho deciso di mantenerne il nome, che era un marchio. A quel punto il progetto si è allargato: non più una fumetteria, ma una libreria. Abbiamo deciso di aprirla con Irene D’Intino, che si occupa di tutta la parte legata agli eventi insieme a Giada de Veth, e con Irene Scarpati che è anche direttrice editoriale di una casa editrice indipendente. Naturalmente questo è stato solo l’inizio.
I preparativi sono stati molto lunghi?
Il progetto era grande e dovevo prepararmi in modo adeguato per la gestione, quindi sono andato quattro mesi in Trentino Alto Adige per lavorare presso la libreria Arcadia. È stato il mio periodo di “addestramento” sul campo, ma non l’unico, perché mi sono formato presso la Scuola Librai Italiani e in passato avevo lavorato in alcune piccole librerie e bookstore di musei. Di certo Spazio Sette è stata la sfida più grande e impegnativa. Abbiamo deciso di aprire con il circuito Ubik perché ci dava maggiore libertà di gestione e di scelta nel nostro catalogo, oltre a una sicurezza amministrativa: lo consiglio a chiunque voglia tentare l’impresa. Così, terminata anche la fase di allestimento, eravamo finalmente pronti. Ma forse non si è mai “pronti”.
Com’è stato l’inizio? I primi mesi sono stati duri?
All’inizio non ci dormivano la notte; ovviamente ancora non ci conosceva nessuno, i primi sei mesi la clientela era poca. Poi, pian piano in realtà, a partire da settembre 2022, con l’avvio del programma eventi è iniziato il passaparola e il flusso di persone è aumentato. L’inizio reale, il battesimo da quel punto di vista, è stato gennaio 2023. La vera sfida poi è stata sul campo: tante cose abbiamo dovuto letteralmente impararle mentre le facevamo, capire come far funzionare tutto quanto, non che non ne avessimo le competenze o le capacità a livello di gestione, ma si sa, gli inizi sono così.
Spazio Sette è una libreria che ragiona sulla trasversalità, proponendo diverse attività tende a inglobare il lettore, a renderlo partecipe. Oltre ai libri e agli eventi c’è anche un piano bar: libri e vino. È questo il segreto per le librerie del futuro?
Per me le librerie che funzionano adesso sono le librerie che fanno questo, quindi dove c’è una comunicazione sia cliente-libraio sia uno spazio eventi, di discussione, di dibattito. La nostra idea è sempre stata quella di creare un luogo di conversazione, dove la gente potesse affacciarsi e dire «che c’è di bello oggi? Una presentazione, un evento, un autore?» o magari semplicemente sedersi e bere un cappuccino, fare due chiacchiere, scambiarsi un parere su un libro letto.
La formula del bar quindi era già presente sin dall’inizio del progetto?
Sì, c’era dall’inizio, ma per legge il bar poteva aprire solo sei mesi dopo l’apertura della libreria, quindi per correttezza e non creare attriti abbiamo deciso di aspettare un anno. Il piano bar ha aperto a giugno 2023, un anno dopo la nascita di Spazio Sette. Il responsabile è Daniele Marcotulli che, nonostante sia molto giovane, ha già maturato una grande esperienza lavorando anche in contesti internazionali. Ora è il suo regno – ed è molto frequentato, devo dire, anche se a volte diventa complicato da gestire, specialmente quando gli studenti stranieri lo scambiano per un’aula studio e si accampano lì letteralmente tutto il giorno.

Spazio Sette è una libreria, ma soprattutto negli anni è diventata un punto di ritrovo per gli amanti dei libri. Mi chiedo: quanto ha influito il Covid sulla sua nascita? È possibile che proprio con la pandemia abbiamo scoperto che la lettura non è un’attività solitaria?
Secondo me, in effetti, il Covid è stato un’occasione. Chiaramente non c’è una relazione diretta, però è vero che dopo la pandemia è esplosa una voglia collettiva di condivisione e comunità, desiderio di stare con le persone e ritrovarsi. In quel periodo è stata chiusa la galleria d’arte che c’era prima della libreria, quindi in qualche modo si è rivelato il “momento propizio” perché la mia idea iniziale di aprire una fumetteria potesse prendere vita. Poi c’è da dire che durante la pandemia le persone hanno letto molto e, paradossalmente, hanno anche imparato ad apprezzare l’idea di recarsi fisicamente in libreria, perché le librerie sono state tra le prime attività a riaprire durante il lockdown. Quindi sì, in qualche modo il Covid ci ha favorito, perché la gente ora non cerca solo il libro, cerca lo scambio di idee o l’evento letterario. E i dati lo confermano, tanto che Amazon è in calo nelle vendite dei libri. Da noi inoltre si lavora molto sul rapporto di fiducia libraio-persona, spesso la gente viene qui proprio per farsi consigliare dai nostri librai.
Quali sono stati gli eventi più partecipati organizzati a Spazio Sette? E quelli più difficili da organizzare?
Premesso che ci avevano detto: siete dei pazzi perché alle presentazioni di libri a Roma non viene mai nessuno. Noi invece avevamo chiaro che gli eventi sarebbero stati un punto fondamentale del progetto e l’affluenza ci ha dato ragione. Ancora oggi ci stupiamo nel vedere spesso la sala strapiena per un evento letterario, a volte pensiamo: ma che è successo? Il primo grande evento – e forse il più complicato da gestire, perché era proprio l’inizio – è stato William T. Vollmann, il grande scrittore americano pubblicato da minimum fax. Venne a settembre 2022 e c’era un’atmosfera di ansia palpabile tra noi: era il nostro primo ospite importante. Ricordo che venimmo tutti prima, quasi schierati con l’elmetto in testa, ed è stato emozionante vedere in effetti il riscontro e l’entusiasmo del pubblico. Poi, tra i più partecipati, ricordo Paolo Giordano e Niccolò Ammaniti con Einaudi, i primi due grandi eventi di autori italiani che hanno poi dato il via alle danze. È venuta Laura Imai Messina, che ha creato file interminabili per il firmacopie che duravano fino alle dieci di sera. L’ultimo evento impegnativo da gestire, soprattutto per il grande flusso di gente, è stata la presentazione di Nadia Terranova con Quello che so di te, edito da Guanda. Anche per lei c’era la sala piena, e persino i corridoi!

C’è stato anche qualche incontro memorabile con autori e lettori?
Un episodio toccante che ricordiamo sempre. All’incontro con Jeffery Deaver, per Rizzoli, è venuta una famiglia intera perché il nonno era un grande appassionato dello scrittore, considerato il maestro del thriller americano. Lui era emozionato, aveva portato con sé una pila enorme di libri da farsi autografare. E questo ci ha molto commosso, perché poi la famiglia ci ha scritto per dirci che il nonno era venuto a mancare ma conservavano tutti un bel ricordo di quel momento vissuto insieme. È stato molto emozionante a livello umano, per tutti noi.
Un altro punto di forza è che siete una squadra unita ed eterogenea. Chi sono i librai di Spazio Sette e qual è la vostra formazione?
Cerchiamo sempre di mettere al centro l’elemento umano e sono contento se questo si percepisce dall’esterno. Nella nostra squadra c’è Chiara Gennari Sartori che ha una formazione accademica in filologia di primo livello e una memoria straordinaria, inoltre è una persona molto empatica che riesce subito a entrare in sintonia con i clienti di cui, tra l’altro, ricorda tutti i nomi. Io per scherzare la chiamo «la Totti dei libri». Davide Tecce è il primo che ho chiamato, perché eravamo stati entrambi studenti al corso di alta formazione per librai italiani ed era il migliore della classe: sapevo che se prendevo lui nella squadra andavo sul sicuro. Inoltre Davide è un grande appassionato di letteratura di viaggio e narrativa asiatica-orientale: gli amanti del genere sanno che qui trovano una persona competente e fidata. Poi c’è Daniele Troilo, che è storico di formazione, quindi cura tutto il settore saggistica che tra l’altro da noi funziona molto bene. Tra gli ultimi arrivati Alessandra Catalano, che è entrata come stagista per la Scuola Librai e adesso lavora con noi. E Donato Porcarelli, l’ultimo arrivato, grande appassionato di libri e di letteratura novecentesca, conosce a memoria tutti i cataloghi delle case editrici.

Quali sono le caratteristiche che deve avere, secondo te, un bravo libraio?
Sicuramente la memoria, avere una buona memoria permette di avere un catalogo mentale, una sorta di archivio sempre pronto all’uso. Poi le energie, perché questo posto è molto faticoso – anche se non sembra – e noi davvero non stiamo mai fermi né seduti, siamo sempre pronti ad accogliere e a parlare con i lettori. E infine la pazienza, ne serve molta per stare a contatto con il pubblico e ascoltare ogni genere di richieste.
Qual è stata la richiesta più assurda che vi è capitata?
Più assurda in assoluto: ci hanno chiesto se tagliavamo i capelli. Poi capita un po’ di tutto, a volte i lettori fanno richieste molto specifiche e al contempo troppo generiche, come un libro sull’archeologia tunisina del 1830.
La libreria ha una mascotte, la gatta Minerva, che ormai è la protagonista indiscussa di tutti gli scatti Instagram. Qual è la sua storia?
Ormai la gente viene solo per vedere lei. Scherzi a parte, è vero: possiamo parlare di libri, di social, di eventi e di autori, ma Minerva è davvero la scelta di marketing più azzeccata della libreria, nonostante sia capitata per caso. È entrata nella notte dell’Epifania del 2023, la nostra prima Befana. Io e Daniele Troilo eravamo in libreria per un evento che si stava protraendo fino a tardi, quando è entrato questo gatto dal cortile. Per noi è stata una sorpresa, l’abbiamo coccolata, le abbiamo dato da mangiare. E da quel momento non se n’è più andata. È un gatto chiaramente domestico perché si fa accarezzare, è docile, apprezza la compagnia delle persone, inoltre è stata sterilizzata; però mai nessuno è venuto a reclamarla, nonostante sia ormai celebre sui social, quando la trovammo mettemmo anche un annuncio. Adesso vive con noi nella libreria, le persone la adorano e lei è sempre buonissima con tutti. Da questo punto di vista Minerva è stata davvero una benedizione.

I consigli dei librai sono il punto forte di Spazio Sette, quindi il lavoro di selezione e di orientamento del lettore, che oggi non è da trascurare considerato l’alto numero di nuovi libri stampati ogni anno. Come lavorate sul catalogo?
L’alto numero di novità stampate ogni anno non ti permette di fare un lavoro di qualità. Purtroppo oggi si stampano troppi libri, è un mercato malato, per questo abbiamo deciso di lavorare direttamente sul catalogo delle case editrici – soprattutto le indipendenti. Il catalogo è il vero fulcro del loro progetto e per noi è importante comunicarlo. I libri più venduti di Spazio Sette sono libri su cui noi abbiamo deciso di puntare per una scelta ragionata e di qualità, come esempio potrei citare La notte di Lisbona di Erich Maria Remarque, L’inconfondibile tristezza della torta al limone di Aimee Bender o Quando tutto è detto di Anne Griffin. Paradossalmente non sono novità né libri cui sono state dedicate presentazioni o eventi. Magari sono libri stampati quindici anni fa, pure venti, pure trenta, insomma hanno avuto il battesimo del tempo e, secondo me, questo è importante, perché un libro non si deve esaurire con le novità in commercio.
Recentemente avete ospitato una piccola fiera degli editori indipendenti all’interno della libreria. Altri progetti futuri?
È stata un’idea che ha funzionato: per un’intera giornata un gruppo di editori indipendenti romani ha “occupato” la libreria per parlare dei propri libri. Ciascuno aveva il suo banchetto e un posto riservato, potevano illustrare i propri cataloghi e parlare delle loro novità. Sui progetti futuri non posso svelare molto, dico solo che abbiamo intenzione di proseguire su questa strada: quindi continuare a innovare, non smettere mai di inventarci qualcosa, sperimentare sempre nuovi modi – dinamici, divertenti – di coinvolgere il pubblico.
I 5 CONSIGLI DI LETTURA DELLA LIBRERIA SPAZIO SETTE
- La costa selvaggia, Jean-René Huguenin, Edizioni Medhelan;
- Festa con casuario, Leonardo San Pietro, Sellerio;
- Eureka Street, Robert McLiam Wilson, Fazi;
- Il fantasma sul trono, James Romm, Keller;
- Sotto lo stesso tetto, Chris Raschka, Biancoenero edizioni;