Comma 22

Per una Matematica della letteratura



Nei mesi della pandemia, molti italiani hanno scoperto la comunicazione digitale per la prima volta. Riunioni su Zoom, chat WhatsApp, videochiamate, stanze a 8 bit. E, soprattutto, la lettura dei libri digitali, nei giorni in cui le librerie erano serrate, così come le biblioteche e le scuole. Non si è certo trattato di un fenomeno improvviso; come per molti altri aspetti del nostro vivere sociale, il covid ha assunto la funzione di acceleratore di tendenze e istanze già presenti, un catalizzatore di processi a lungo rimandati e temuti, un punto svolta dal quale difficilmente si potrà fare ritorno.
In questo processo di passaggio, le paure da tempo legate alla smaterializzazione del libro cartaceo si sono acutizzate. Se da un lato migliaia di lettori hanno scoperto per la prima volta un Kindle, dall’altro lato si è incendiata la polemica sul futuro della carta stampata, e con esso del senso stesso della letteratura. Una discussione nella quale entra a pieno il volume Matematica della letteratura, a cura di Angelo Piero Cappello e edito da Mimesis, un’esplorazione scientifica e ampiamente argomentata di quel terreno di contiguità e continuità tra testo e digitale, trasformazione in piena evoluzione e nuova rivoluzione del mondo della trasmissione del sapere. Grazie ai contributi di Gino Ruozzi, Daniela Mena, Eugenio De Caro, Fabio Ciotti, Marcello Esposito, Marco Dotti e dello stesso Cappello, il volume si propone di interrogare il testo letterario attraverso analisi quantitative e numeriche, giungendo a un dialogo possibile tra le scienze delle macchine e quelle della mente umana benedetto sotto il sacro segno del piacere della lettura.

matematica letteratura

«Già nel primo ventennio del nuovo millennio, il libro, i luoghi deputati alla sua conservazione, gli specialisti del settore e, in ultima analisi, perfino i processi di lettura, avevano lentamente subito l’erosione di spazi e modalità dal digitale: ma la tragedia della pandemia e lo spostamento conseguente di molte attività sul web hanno finito per accelerare una serie di processi già avviati nei decenni precedenti rendendoli irreversibili, cosa per cui anche i libri, le biblioteche, i bibliotecari e la loro fruizione sociale saranno tutti insieme costretti, di qui in avanti, a fare i conti con il virtuale.»

Da qui in avanti, ci spiega Cappello, dovremo tutti fare i conti col virtuale. Con l’avvento del web la lettura e le pratiche del consumo culturale sono cambiate e l’integrazione tra il digitale (nei metodi di acquisto, nelle relazioni tra prodotti, nelle modalità di lettura) e il fisico è ormai definitiva, e questo non deve spaventare. Ad aiutarci a capire questo passaggio ci viene il soccorso l’indagine Cepell-Aie, che disegna un quadro in chiaroscuro: la lettura nel complesso, dunque guardando a libri, e-book e audiolibri, tra maggio e ottobre del 2021 è passata dal 58% della popolazione dai 15-74 anni al 61%. In valori assoluti, da 26,2 milioni di individui a 27,6 milioni, registrando un +5%.
Il cambiamento è dunque in corso, e sta lentamente modificando l’essenza stessa del libro, che apre i propri orizzonti e straborda dal confine materico della pagina stampata in un rinnovato spazio libero, nel quale «oggi giocano ruoli assai più complementari che in passato libri, giornali, riviste, blog, e-book, siti web, instant books, profili e web magazine: questo agone comune che è il web, dove sono saltati i confini tra l’una e l’altra abitudine di lettura». Un’epoca liquida esige un sapere liquido; le connessioni mentali, costruite sul concetto di link e di ipertesto, sono in continuo mutamento e coinvolgono tutti gli aspetti della vita sociale ed economica, creando nuove alleanze e planimetrie della parola.

«Il libro, in quanto oggetto, non è più isolato dal contesto; non ha più la funzione di scrigno e contenitore di parole e idee chiu­so in sé: il libro si è aperto all’esterno e i confini della scrittura hanno varcato la prima e la quarta di copertina per sconfinare in un mondo di relazioni tra loro connesse via web.»

Tra le pagine, la cosiddetta “quarta rivoluzione” è affrontata da Daniela Mena che introduce il lettore ai cambiamenti della filiera editoriale dagli anni Settanta fino ad arrivare ad oggi, con l’attuale fenomeno del self-publishing, la ridefinizione del ruolo dell’editore, i cambiamenti della promozione libraria, il ruolo delle riviste digitali e la diversificazione dei formati, sottolineando come «proprio la diffusione delle nuove tecnologie sta diventando condizione perché la carta assuma un valore nuovo, valore di pregio che accompagna solo contenuti che “meritano” il dispendio di energie necessario per realizzare un prodotto cartaceo». Insomma, la carta non solo non è morta, ma «si è ritagliata un ruolo nuovo, di elemento valorizzante, che resta maggiormente impresso nella memoria».

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Scorrendo i capitoli del libro scopriamo come oggi sia possibile studiare i contenuti del testo (anche) attraverso i numeri e quelle che vengono definite “digital humanities”, i campi di studi interdisciplinari che, come ricorda Fabio Ciotti nel suo intervento, si occupano delle applicazioni degli studi computazionali negli studi umanistici. Un campo sconfinato che, nelle parole di Esposito e Dotti, passa attraverso il piacere della lettura e quella “Babele felice” teorizzata da Roland Barthes in Le plaisir du texte nel 1973, rivelando come qualità e quantità nel testo possano connettersi, in una visione del mondo «come tessitura, interconnessione, liber», e come letteratura faccia rima con possibilità. Il compito della cultura contemporanea diviene allora una cucitura necessaria per «garantire un dialogo fruttuoso tra saperi accogliendo la sfida di una nuova “leggibilità del mondo” attraverso la sua misurabilità». Un metodo e una nuova prospettiva di lettura del testo che i due autori, analizzando prima i sistemi del macrotesto e poi del microtesto, applicano concretamente a I promessi sposi di Alessandro Manzoni e Il piacere di Gabriele D’Annunzio, rivelando il carattere non solo teorico del volume.
Quale sarà il libro del futuro? È lo stesso Cappello, nelle pagine conclusive, a considerare come «le modalità di analisi del testo con criteri matematici e strumentazioni informatiche concorrono a delineare u nuovo orizzonte della ricerca e dell’analisi letteraria», auspicando un dialogo tra campi e specificità, un salto degli steccati che possa rispecchiare la nostra epoca in una pienezza di indagine e di ricerca. Se la prossima direzione della lettura continua ad essere un’incognita, la nuova consapevolezza dettata dalla crisi pandemica è che «il mondo-libro ha cessato il suo isolamento in sé, ha smesso di contenere in sé il mondo che voleva contenere ed è diventato medium interconnesso a quella restante parte del mondo che continua a vivere fuori dalle pagine». Tra stringhe di bit, iperconnesioni e metaversi, l’unica certezza continua ad essere il valore magico del libro, oggetto misterioso e inclassificabile che continua a parlarci dell’umano e della sua irrinunciabile propensione alla parola.