Search
Close this search box.

In fuga dall’Europa. I giusti di Jan Brokken

C’è qualcosa di magico, nella scrittura di Jan Brokken. Non nella prosa virtuosistica né nella capacità di inventiva. La magia di Brokken è più sottile, più profonda.
Con Anime Baltiche, uscito anni fa in italiano dalla sempre più benemerita casa editrice Iperborea, questo giornalista olandese apriva per i suoi lettori un mondo immenso e sconosciuto fatto di luoghi, storie, sentimenti. Anime Baltiche è stato un successo travolgente, inatteso. É e resta soprattutto un grande libro, capace di avvincere, commuovere.
Ora è arrivato I giusti. Che è, apparentemente, la storia di due biografie che si intrecciano. O meglio, che in fondo corrono parallele senza mai incrociarsi davvero. Una è quella di Jan Zwartendijk, direttore di un’industria olandese dislocato in Lituania e poi console onorario del suo paese a Kaunas. L’altra è quella di un altro diplomatico, il console giapponese Chiune Sugihara.

Brokken

Uniti dal mestiere, dal carattere e dalla carica umana, questi due uomini riusciranno, elargendo timbri e cisti di transito, a salvare migliaia di ebrei in fuga dall’Europa. Eppure questo è un libro così corale, così pieno di vite, di dolore e stupefazione: Brokken riesce infatti ad accompagnare il suo lettore in minuziose descrizioni domestiche che però risultano sempre perfettamente incastonate in un racconto collettivo che tutti ci coinvolge. In questo libro è difficile capire chi sta al centro, proprio perché al centro si trova un’umanità variegata. Anche se al centro della storia vi sono questi due protagonisti, eroi forse per caso forse no: nessuno di loro ha, in apparenza, la stoffa che via via dimostra di avere man mano che la storia si dipana e la distruzione avanza tutt’intorno a loro.

È una storia che ha davvero dell’incredibile. Sugihara e Zwartendijk riescono a districarsi fra le maglie della guerra, delle persecuzioni, e fare quello che debbono fare: procurare dei lasciapassare per la libertà a chi è braccato dalla storia. Così, la loro storia personale si intreccia con quella dei tanti profughi che questi due uomini riescono a mandare in Estremo Oriente nei modi più creativi, improvvisati e meditati possibili. É davvero la storia di due “giusti fra le nazioni”, quelli in cui la tradizione ebraica e lo stato d’Israele oggi riconoscono quello slancio umano capace di mobilitarsi senza altra ragione che non sia quella di restare se stessi.

Brokken racconta questa storia nel suo solito modo, un poco magico. Magica è infatti la sua capacità di seguire il filo delle vicende individuali, e con un sapiente gioco di trama e ordito narrativo intrecciarle con i destini collettivi, dando un senso al racconto che vale per tutti noi.
Ne I giusti, infatti, il lettore troverà una folla di personaggi, figure, voci. Troverà anche spazi geografici sterminati. C’è sempre un mondo, nei suoi libri. Eppure Brokken non perde mai di vista, e cuore, la prospettiva della persona, la storia individuale. Tutto ciò che i protagonisti e non solo loro si portano con sé nel cammino della storia.
É davvero un libro magico. E bellissimo.

categorie
menu