Comma 22

Cercare il proprio passato. Portugal di Cyril Pedrosa



Rileggere storie amate è un atto di coraggio sottovalutato. C’è chi ha il potere di dimenticarsi ogni dettaglio del libro divorato tempo addietro, eppure ne ricorda le emozioni, soprattutto se è riuscito a perdersi meravigliosamente nelle sue pagine.

Riprendere quella lettura fra le mani, quindi, potrebbe essere rischioso. Le parole, o nel caso dei fumetti le tavole, erano davvero così perfette? Quanto ha influito lo stato d’animo del passato sull’innamoramento rimasto nel cuore e mai dimenticato? A volte, si potrebbe rimanere delusi nel ritrovarsi nuovamente davanti a una storia letta nel passato. Di certo, ciò non può accadere con Portugal di Cyril Pedrosa, un graphic novel intenso pubblicato per la prima volta nel 2011 e arrivato in Italia nel 2013 grazie a Bao Publishing.

La prima cosa che rimane impressa nel cuore è il formato di questo volume. Per leggerlo ci vogliono braccia e gambe forti per poter reggere questo cartonato 24×32, con quasi trecento pagine a colori. Ed è una meraviglia già solo sfogliarlo, con questi colori caldi e freddi che si alternano, le linee ingarbugliate che si rincorrono e si perdono a rappresentare i pensieri del protagonista, Simon, che non si fermano mai.

D’altronde, anche tutti i personaggi della storia di Cyril Pedrosa sono in continuo movimento. Portugal, infatti, inizia con un viaggio e termina con una cartolina. L’andare e tornare sono le caratteristiche principali di questo graphic novel che si muove tra Francia e Portogallo. Simon è un bambino quando nell’estate del ’76 si ritrova in auto, con i propri genitori, per andare a trovare i parenti portoghesi. Il cambio di nazione della famiglia avvenne con il nonno paterno, quando abbandonò la sua terra, poco dopo la Seconda guerra mondiale, per trasferirsi in Francia, in cerca di un lavoro. Simon non lo sa ancora, ma alcuni elementi di questa prima avventura rimarranno impressi nella sua mente e in alcuni suoi comportamenti da adulto. Il desiderio di avere un giardino, un pezzo di terra dove rifugiarsi fra fiori e piante, anche incolte. Il timore di esprimere la propria opinione, scappare come il padre quando le conversazioni si fanno più serie e c’è bisogno di prendere delle decisioni. Queste prime facciate scorrono veloci, eppure sono così fondamentali per capire cosa accadrà al protagonista di questa storia personale e familiare.

Perché Simon nel frattempo cresce, si appassiona al mondo del fumetto e della scrittura, distaccandosi piano piano da quel padre focalizzato solo sul mondo del lavoro. Lo ritroviamo più grande in una casa in affitto con Claire, in una fase della vita dove tutto si sta complicando. La loro relazione e il loro amore sono messi alla prova dalla scelta di acquistare una casa, legarsi a un mutuo che li terrà ancorati a un luogo per 25 anni. Per Simon, abituato negli anni precedenti a cambiare città e sentirsi bene ovunque, inizia a crearsi un vuoto in cui perdersi. Perde l’ispirazione, smette di credere nella creatività. Non sa come affrontare tutto ciò che gli sta accadendo e per questo preferisce fermarsi, smettere di scegliere e pensare, chiudersi in una bolla o semplicemente fingere di essere immerso in una vasca colma d’acqua, in un mare di difficoltà per lo più inventate. Comincia a rimandare ogni piccolo impegno, ad avvolgersi in uno strato di insicurezza che ostacola qualsiasi tipo di relazione e la vita stessa. La sua compagna se ne va pur amandolo ancora, mentre il mondo del fumetto e delle pubblicazioni gli chiude le porte.

È quando tutto sembra crollare che arriva una spinta, la miccia per riaccendere il desiderio di vivere. L’occasione per ripartire da sé stesso è ancora una volta un viaggio, una partenza improvvisa che sorprende padre e figlio. Una cugina portoghese, infatti, si sta per sposare e per l’occasione vorrebbe riunire la famiglia divisa fra i due stati. Simon, quindi, si rimette in contatto con il padre e organizza gli spostamenti, senza sapere che tutto ciò che accadrà in seguito sarà il preludio del suo nuovo inizio. Il matrimonio diventerà un modo per rincontrare quei parenti che non aveva più rivisto dalla sua infanzia, di innamorarsi del loro accento portoghese e di capire e affrontare da adulto il passato della sua famiglia, che tutto sommato è anche il suo. Ed è sulle note di Maxime Le Forestier che Simon torna a disegnare, a innamorarsi, a curiosare, a essere.

Tutto ciò viene raccontato in tavole ricche di dettagli, non a caso protagoniste di numerosi premi: del Prix BD 2011 della rivista Le Point, del premio FNAC 2012 al festival di Angoulême, del premio dei librai BD 2012 e del Gran Guinigi 2012 per miglior disegnatore. Ci si perde fra le varie tonalità che sembrano rappresentare al meglio il viaggio fisico, ma soprattutto interiore, che il protagonista affronta insieme agli altri personaggi. I colori legati alla terra sono quelli che improvvisamente scaldano ogni scena, l’accento portoghese crea una musica nuova, per un futuro che Simon non si sarebbe mai potuto immaginare fino a poco tempo fa. Cyril Pedrosa ci rende partecipi di una crescita interiore che può arrivare a qualsiasi età e in qualsiasi momento. Ci dona un tuffo nel passato, perché forse il segreto sta nel comprendere cosa è accaduto ieri per capire il presente e reinventare il futuro. È scavando nelle proprie radici che si può provare a ritrovarsi. È conoscendo sé stessi che possiamo aprirci agli altri e imparare ad amare. Perché ognuno di noi ha bisogno di cercare il proprio Portogallo.