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Paolo Cognetti e i Sogni di Grande Nord nelle distese della mente



Per raccontare I sogni di Grande Nord di Paolo Cognetti, assurto alla popolarità internazionale con il suo romanzo Le Otto Montagne del 2016 (Einaudi), vale la pena di riavvolgere la memoria e pensare al percorso fatto dallo scrittore milanese; il suo best-seller in qualche modo aveva colto lo zeitgeist che al di fuori dei confini della narrativa di montagna si era andato formando negli anni per raccontare qualcosa di più e di diverso rispetto al rapporto con le alte terre, l’avventura e soprattutto, le crisi interiori, tratteggiando – per citare Bruce Chatwinuna anatomia dell’irrequietezza così tipica dell’umanità contemporanea. Cognetti aveva già pubblicato quattro volumi di narrativa tra il 2004 e il 2013, in qualche modo propedeutici al percorso: il sogno di diventare scrittore, la delusione per gli eventi che caratterizzano le nostre esistenze, la solitudine percepita nel credere in questo sogno, l’inatteso grande successo alla soglia dei quarant’anni (Paolo è nato nel 1978).
Ritengo giusto fare questa premessa perché queste fasi mi fanno pensare alla struttura della tragedia greca, che vede il palesarsi della soluzione nella fase dell’esodo. Può apparire forte, come immagine, ma quando Sogni Di Grande Nord, il film diretto da Dario Acocella e con protagonisti il viaggio di Cognetti e dell’amico, il visionario illustratore Nicola Magrin, sarà per tre giorni nelle sale grazie a Nexo Digital (7, 8 e 9 giugno 2021), il consiglio è quello di andare al cinema e di lasciarsi portare nel fluido narrare di questo “esodo” fisico e interiore. Per prepararsi, è d’obbligo consigliare l’omonimo podcast (Sogni di Grande Nord. Racconto di Viaggio, scritto da Cognetti con Stefano Obino), già disponibile dal 22 aprile su Audible (sette puntate per sette ore di racconti, citazioni, narrazioni, con le voci aggiunte di Ludovica De Caro e Giuseppe Russo): non una sovrapposizione, ma una complementarietà che non obbliga a fruire per forza del film e del podcast, ma che offre due modi diversi di entrare nel viaggio di Paolo e Nicola. Un avvincente approfondimento capace di suscitare immaginario, raccontando una vicenda intima e molto personale, ma dai forti risvolti universali.

Cognetti

Una vicenda che è condivisa. Cognetti, per questo importante viaggio sulle tracce dei suoi eroi letterari, non cercava più il viaggio solitario, e per questo nel 2019 insieme a Nicola Magrin ha deciso di rendere aperta l’avventura e la ricerca. L’avventura che lo porta dalla sua baita-rifugio nelle Alpi Occidentali all’Alaska, fino al famoso (e ormai rimosso) Magic Bus di Chris McCandless, figura chiave di riferimento degli irrequieti, protagonista tragico e romantico del libro di Jon Krakauer Into The Wild e dell’omonimo film di Sean Penn.
Il film di Acocella trasuda empatia tra Cognetti, Magrin, tra loro, il regista e la troupe – che per un mese hanno viaggiato insieme dalla Val d’Aosta al Canada, su fino allo Yukon di Jack London e, infine, verso l’Alaska per arrivare al luogo dove morì Alexander Supertramp (come si era ribattezzato McCandless). Ma empatia anche tra i viaggiatori e le persone, spesso sradicate, che si incontrano oggi nel Grande Nord. E questo, creando una narrazione cinematografica in piena regola, che non è documentaristica, ma semplicemente diversa da ogni altra cosa vista in Italia.

Cognetti
Sogni di Grande Nord, frame

Così, nel fare esperienza di Sogni Di Grande Nord, si viene assorbiti in un amalgama a tratti onirico, a tratti psicologico, a tratti avventuroso, a tratti divertente, a tratti puramente narrativo: la quintessenza del viaggio immaginato e desiderato, ma non troppo codificato. Novanta minuti di film che ci permettono di scorrere, come il fiume di Siddharta (Cognetti, che spesso cita Jack London, afferma che Il Richiamo Della Foresta è la storia di un cane verso l’illuminazione, il ritorno al selvatico, al lupo e di questo ne parliamo insieme nella settimana puntata del podcast), dove gli incontri sono ciò che sulle sponde di questo fiume ci osserva e osserviamo. Avendo viaggiato nello Yukon e nel nord, ho percepito molta fedeltà al modo in cui questi passaggi chiave, non intenzionali – anche se cercati – donano intense illuminazioni e profonde riflessioni sul nostro posto nel mondo. Film e podcast sono due opere frutto di un grande lavoro di preparazione, dove l’intelligenza e il talento non tarpano le ali alla sensibilità, al dubbio, all’incertezza, a una verità poetica che viaggia con il destino personale di Paolo Cognetti.

Cognetti

E aver saputo dare una forma a una materia instabile come la nostra psiche, la nostra mente, i nostri pensieri, le nostre emozioni, le nostre scoperte, i nostri viaggi, è ciò che questo continuo divenire ci trasmette: vedere e rivedere il film, ascoltare e riascoltare il podcast, porta ogni volta in un luogo intimo e differente di questo viaggio. Per questo, i Sogni Di Grande Nord possono e devono anche farci capire che L’Idea di Nord (per citare il libro di Peter Davidson) e i Sogni Artici di Barry Lopez sono in realtà geografie profonde, richiami imprescindibili, vie verso l’illuminazione: perché la libertà è un viaggio quotidiano.
Un passo dopo l’altro. Un sogno dopo l’altro.





In copertina: Sogni di Grande Nord, frame

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