Oltre la Soglia

Segnali di vita, un ricordo di Franco Battiato



In occasione della pubblicazione del volume Segnali di vita. La biografia de La voce del padrone di Franco Battiato scritto da Fabio Zuffanti (Baldini+Castoldi, 2021), pubblichiamo l’introduzione scritta da Marco Morgan Castoldi.

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Un pomeriggio di circa vent’anni fa ci siamo dati appuntamento io e Battiato al Teatro Parenti di Milano, dove era previsto un suo intervento parlato a una sorta di talk show senza telecamere.
Era usuale che noi sfruttassimo gli impegni lavorativi e professionali come pretesti per frequentarci, a volte coinvolgendoci in qualche ruolo e altre semplicemente da osservatori, da accompagnatori «consiglieri», e le occasioni erano innumerevoli tra concerti, happening culturali, presentazioni di film e di libri, aperture di mostre di amici pittori, conferenze stampa, ospitate radiofoniche o televisive, perché noi vivevamo questa quotidianità del cantautore, del musicista, del professionista dello spettacolo, come non separata dalla vita e con la gioia e la consapevolezza della bellezza e della ricchezza, la fortuna e la pienezza di essere in mezzo a questa routine che di routine non aveva nulla. E quindi, dopo il concerto, sia che uno dei due avesse suonato o improvvisato nello spettacolo dell’altro sia che avesse semplicemente fatto delle telefonate da dietro le quinte e aspettato l’amico, si andava da qualche parte con un nugolo di amici o in un ristorante o a casa a continuare conversazioni meravigliosamente nuove e sempre interessanti e Battiato, in tutto questo, era sempre un grandissimo promotore e affabulatore, gli piaceva insomma essere circondato da un ambiente stimolante e vivace e anche a me.

Battiato

Quella volta ci siamo dati appuntamento dal pomeriggio alla sera perché in quel talk show c’erano tante persone che entrambi conoscevamo, potremmo chiamarli anche amici in comune ossia addetti ai lavori perché il tema della serata era la comunicazione di massa e il moderatore era Michele Santoro. Poi ricordo che c’era il grandissimo Enrico Ghezzi a cui entrambi eravamo molto legati, sia per la squisitezza della persona ma soprattutto per la grandezza della sua opera culturale, direi della sua missione di intellettuale e divulgatore di cui avevamo un’immensa stima. Ricordo che c’erano anche altri protagonisti della televisione forse Serena Dandini. C’era anche il filosofo Giulio Giorello. E Franco mi disse che mi avrebbe presentato una sua amica molto simpatica.
Quando la sera ci siamo incontrati nella via davanti al teatro gli ho subito ricordato che doveva presentarmi quell’amica, e si trattava di Elisabetta Sgarbi, la sorella di Vittorio. Franco mi disse che sicuramente io ed Elisabetta ci saremmo trovati bene insieme perché lui ci vedeva molto simili in tanti punti di vista: in effetti posso dire che aveva ragione anche perché ciò che sto scrivendo ora mi è stato chiesto proprio da lei.

Battiato

Quella sera Franco doveva andare sul palco, non so perché ma non ci andò. Ci siamo seduti su due poltrone nemmeno in platea ma in galleria, molto lontani dal palco, arretrati e fuori dalla vista dei più. Franco amava commentare quello che vedeva e ascoltava e accendere un dibattito nel dibattito a bassa voce, che però sorprendentemente, quella volta, da una conversazione tra me e lui a bassissima voce di carattere critico e piuttosto ironico, come un VoiceOver televisivo che ironizza commentando quello che viene mandato in onda, si trasforma in un intervento pubblico perché si alzò in piedi e continuò quello che stava dicendo ma a voce alta, carpendo l’attenzione di tutto il teatro e degli stessi protagonisti in scena, scatenando un fragoroso applauso e l’invito di Santoro a raggiungerli sul palco, ma questo era furbamente avvenuto giusto dieci minuti prima che il tutto finisse.

Battiato mi spezza il cuore
Non ci posso pensare
Battiato mi riporta bambino
È sempre stato speciale
Così diverso da tutti
E forse per questo
Rinasce se stesso, chissà.
L’intelligenza è l’arte di associare campi disuguali
solo all’apparenza
L’ironia è distacco dall’oggetto
Allo scopo di sopravvivenza,
Entusiasmo è sete di conquista e premessa dell’orgasmo
Pazienza è il risvolto compulsivo dell’assenza.
Medianico-alieno-vate radicale-derviscio presocratico
sperimentale.
E stasera l’estate s’invola, che onore, Battiato mi
spiega le fasi lunari, e da oggi ogni volta che la luna
si specchia nel lago e disegna un «C» io so che è calante.
Ma questo mi spezza il cuore
Non ci posso pensare
Battiato mi ha ridato il bambino
È sempre stato gentile
Molto diverso da tutti
E forse, chissà, per questo mi ricorda me stesso
O mio padre.
«Ti bramo», per adesso, è il migliore sostituto del
solito «ti amo».
Mettiamoci al lavoro, parliamo del sistema, che anche
se ridiamo non vuol dire che scherziamo.
Questo pezzo mi fa pena
Questo fi ne settimana
Quando torno su a Milano ci sentiamo e andiamo
a cena.
Rimatore-Citaredo-Aureo aedo-bardo-rapsodovenusto
ornato agriforme.
Canta su un tappeto di tutta la gente gioie o
dispiaceri,
Virtù più volentieri.
Ed io per buona sorte,
o forse me lo sono meritato,
nella primavera del ’95 l’ho incontrato e lui mi ha
criticato
Ma poi mi ha fatto amico
Ma questo mi spezza il cuore
Non ci voglio pensare
Battiato che ritorna bambino
È sempre stato geniale.
Più originale di tutti
E proprio per questo
che risuona nel tempo.
Battiato mi spezza il cuore
È sempre stato signore
Al di sopra degli altri
Ed è per questo
Che più in alto ti porta il canto,
Ma ti spezza il cuore.