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Comma 22

Vantaggi di viaggiare in treno secondo Antonio Orejudo


«Il problema di Helga Prato con le persone era che confondeva i narratori con gli autori, e questi a volte con i personaggi»

È un’abitudine, quella di Helga, in cui può incappare un qualunque lettore di Vantaggi di viaggiare in treno di Antonio Orejudo (Polidoro editore). In questo romanzo composito, narratori e protagonisti tendono a confondersi e sovrapporsi di continuo, e laddove si ritiene di aver sbrogliato la matassa interviene un nuovo gioco di voci.

vantaggi di viaggiare in treno

Perché si comprenda la materia letteraria che si ha tra le mani, basti sapere che Helga Prato è una donna che, dopo aver lasciato suo marito in una clinica psichiatrica, si appresta a viaggiare in treno, appunto. Il casuale estraneo che le siede in prossimità – è evidente – è uno di quei tipi che tende ad attaccar bottone con chiunque gli capiti a tiro; le si rivolge, quindi, con una di quelle domande che non si possono prendere sul serio, specie se a pronunciarle è un perfetto sconosciuto: «Vuole che le racconti la mia vita?»
Difficile supporre cosa si nasconda dietro questo interrogativo, a che fine è stato posto e, soprattutto, chi sia l’oratore. Non un timido, probabilmente, perché si spenderà senza troppi convenevoli nella narrazione della propria storia. È in effetti, si scoprirà subito, uno psichiatra della clinica cui Helga ha affidato il proprio paranoide consorte. Un uomo d’esperienza e d’avanguardia, lontano dalle pratiche ormai desuete dei colleghi. E proprio del suo lavoro e dei suoi pazienti parlerà a Helga.

Se fin qui la trama appare incerta e poco sorprendente, ciò che sta per accadere sulla pagina non è prevedibile in alcun modo. Inizia qui la Storia (o sarebbe meglio dire le storie di questo libro). Da adesso in poi, si tenderà a intercambiare realtà e finzione con una facilità disarmante: ognuna delle storie potrebbe essere credibile o completamente assurda, a seconda del momento in cui la si legge.
D’altronde, ogni menzogna può essere plausibile se sostenuta da fini operazioni narrative, è la letteratura a insegnarcelo: Orejudo prende questo invito e lo fa proprio con il suo romanzo. Non solo: allarga il raggio di azione: se posso farlo io, autore, può farlo Helga Prato, il mio personaggio; e se lo fa Helga, può farlo lo psichiatra del treno Ángel Sanagustín con la storia del paziente Martín Urales de Úbeda, un ex soldato diventato paranoico che vive in una casa sommersa di rifiuti a Galapagar; e ancora.

In questo tentativo (riuscitissimo, va detto), si staglia l’iperbolica e psicotica natura umana, tra i suoi eccessi di pensiero (e di azione) che sanno manifestarsi fluidamente. L’autore cede spesso, e con garbo, il passo a Sanagustín senza grosse cerimonie, foraggiando un flusso inarrestabile ma anche caotico. È l’effetto scatole cinesi, o – per i meno pretenziosi – come quel motivetto che tutti hanno ascoltato almeno una volta da piccoli: «Alla fiera dell’Est, per due soldi un topolino mio padre comprò». Così come nella canzone di Branduardi venne il gatto che si mangiò il topo; e poi venne il cane e così via, anche in Vantaggi di viaggiare in treno ogni storia contiene il germe della precedente e della successiva, e il format potrebbe proseguire a oltranza come per costruire un romanzo senza fine.

Se la sindrome paranoide potrebbe non essere così disturbante perché ormai anche vivere è una masochistica forma di disturbo psicotico, allora la magistrale messa in scena di Vantaggi di viaggiare in treno è tanto più riuscita. Questo romanzo non si esaurisce, però, nel pur soddisfacente manifestarsi della psicosi umana, arricchita da raccapriccianti dettagli di pratiche sessuali imposte ai propri coniugi, o di complotti mondiali a opera di operatori ecologici. No. Ojeruda non risparmia al lettore una neppure tanto velata critica alle dinamiche editoriali. Nella commedia che la società di questo millennio quotidianamente interpreta a gran voce, anche i preziosissimi libri che vengono osannati come capolavori della letteratura contemporanea altro non sono che mere operazioni di marketing.
E mentre la comunità intellettuale si autocompiace della propria incompetenza, senza urlare allo scandalo, Orejudo mette nero su bianco la verità nuda e cruda: è tutta una menzogna e le cosiddette fini operazioni metaletterarie di un certo valore, se analizzate, svelano la loro natura.

Così, se Helga Prato, che nel romanzo è un’agente letteraria, ha l’idea di inserire niente poco di meno che la pubblicità all’interno di un libro, questo diventa immediatamente una fattispecie di sperimentazione artistica a cui l’inerme autore finisce per credere a sua volta. E, talmente è labile il confine tra realtà e finzione, che anche il lettore – solo per un momento, attenzione a non scambiarlo per uno sprovveduto qualunque – potrebbe dirsi sottovoce che “Sì, in effetti tutto questo ha del genio”, con la silente ammissione di aver iniziato a giocare al gioco avviato da Orejudo.

Tra un sense of humour che, con le dovute diversità, potrebbe ricordare quello del Franzen delle Correzioni e strutture narrative stratificate vicine alle novelle di Miguel de Cervantes, Vantaggi di viaggiare in treno è un’esperienza di gran lunga superiore a qualunque percorrenza a bordo di una carrozza che si muove su rotaie.

In copertina immagine di Sociologicamente.it