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Quando la politica plasma un territorio. La lotta negli anni Settanta in Alto Adige Südtirol



Per raccontare la storia di un luogo e della sua società è necessario saper dosare e mischiare una moltitudine di fattori ed elementi. Solitamente ci si limita al racconto di una comunità ristretta o magari alla biografia di una o più figure carismatiche che ne furono rappresentative. Un’altra strada percorribile è quella dell’organizzazione di documenti storici, o infine – molto di moda oggi –   utilizzare una chiave autobiografica per raccontare in maniera impressionista e di riflesso quello che accadde. Grazia Barbiero con Scenari in movimento. Gli anni Settanta in Alto Adige / Südtirol (Reatia Editore) ha deciso di utilizzare tutti questi possibili schemi gestendo una non banale complessità di materiali ed emozioni. Scenari in movimento è a tutti gli effetti un vero e proprio manuale di come si fa politica e di come è fatta quella politica che un tempo non a caso veniva chiamata buona politica. Un manuale di politica perché la gestione di una tale complessità di materiali provenienti dalla memoria privata e pubblica richiede uno sguardo e un’attenzione fortemente politica. Una cura che sappia essere lucida e complice al medesimo tempo spiegando, potremmo dire in maniera maieutica, come la politica prende forma, agisce e può plasmare un territorio.

Il libro non è così semplicemente una sorta di biografia della sinistra e tanto meno un’autobiografia dell’autrice che visse da protagonista quegli anni. Scenari in movimento è diversamente tutte queste cose insieme perché se non le sapesse contenere e mettere a confronto non potrebbe nemmeno lontanamente spiegare e raccontare anni tanto densi e complicati quanto appassionati e in alcuni casi drammatici.
La costruzione del libro è il senso del libro stesso. Spiccano dalle pagine di Barbiero i nomi, veri e propri elenchi che assumono un forte senso narrativo. Non si tratta di semplici citazioni di compagni di viaggio o di avversari politici, ma del racconto della natura di una società che mai come allora stava iniziando a confrontarsi mettendo in gioco biografie e reputazioni personali. Il confronto politico nasceva da bisogni essenziali di scambio e di visione del futuro. Quei nomi non vengono calati dall’alto come elemento decorativo od onorifico, ma risalgono dal profondo della memoria, si raggruppano dalle strade in cui si sono sparsi negli anni magari allontanandosi gli uni dagli altri.

Barbiero apparecchia la propria personale (e pubblica) Babette’s Feast, partendo da due incontri speciali uno a distanza di dieci anni dall’altro che aprono il libro e che segnano le scelte politiche e l’impegno dell’autrice: quello con Adriana Seroni e con Camilla Ravera, due nomi che hanno segnato la storia della sinistra.
Dal consiglio comunale di Merano fino ad un ruolo nazionale nel PCI, Barbiero porta con sé la consapevolezza di un’azione necessariamente inclusiva e condivisa, senza che questo possa confondersi con un’approssimazione che porti a derogare su principi e convinzioni. Sono infatti due gli assi portanti di Scenari in movimento, e uno è quello del racconto di un territorio che diviene modello di una politica possibile. Un modello radicale dove la lotta politica passa anche attraverso i corpi dei suoi attori. Un modello dunque non strettamente di governance come oggi spesso si pensa e utilitaristicamente si richiede, ma di discussione e cambiamento che parte là dove le radici si fanno plurime e le distanze appaiono incolmabili. Non una modalità di gestione del potere dunque, ma la capacità di rapportarsi al potere e alle sue contraddizioni. Non una visione oppositiva e minoritaria, ma la volontà di portare al centro il concetto di diversità e differenza quale vero e proprio motore sociale. I nomi che si succedono pagina dopo pagina corrispondono alle lotte di liberazione che affiancano luoghi lontani – tra tutti forse il più rappresentativo è il Vietnam – e luoghi vicini, di provincia e pure di quartiere. Una visione che offre pari dignità e permette di affiancare esperienze lontane e vicine evidenziando una comunanza che fa di una città il mondo e degli abitanti del mondo i propri vicini di casa. Non si tratta di una patetica o illusa retorica mondialista, ma di una vera e propria pratica capace di generare un cambiamento duraturo ed efficace.

Scenari in movimento è il racconto di un tempo da cui – nonostante figure politiche e intellettuali di prima grandezza – non è possibile estrarre elementi guida, o se vogliamo padri e madri, perché nonostante tutto non vi furono prime e seconde linee, ma un vero e proprio – per l’appunto – movimento compatto. Un cambiamento continuo di prospettiva e di intervento che generava in continuazione opportunità e occasioni di scambio. Un mare inquieto e bellissimo che venne a darsi forma proprio in Alto Adige e dentro al quale ognuno poteva avere spazio e forza, dentro al quale ognuno era necessario e fondamentale.
E poi c’è un secondo e non meno rilevante aspetto che caratterizza il volume, ed è la sua qualità letteraria prima ancora che narrativa. Grazia Barbiero sa raccontare sciogliendo geografia e memoria in un racconto emotivo solido e vibrante. Un ritratto originale ed essenziale: una vera e propria navigazione che seppure non priva di malinconia si mette al servizio di un futuro che è possibile rendere migliore per tutti, provandoci ancora una volta.

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