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Mistero fraterno. Storia di Diane Keaton e del fratello Randy



Nella foto in bianco e nero pubblicata sulla copertina di Fratello e sorella (Baldini+Castoldi), libro di memorie dell’attrice Diane Keaton, Randy ha più o meno vent’anni. Indossa una maglia bianca a maniche lunghe e irradia un carisma diafano e misterioso. Oggi ha 72 anni e pur essendo relativamente giovane, non è più autosufficiente e vive da tempo in cliniche e case di riposo. «Randy è stato per me come un peso inspiegabile», scrive l’attrice. È uno dei tanti passaggi del libro in cui il fratello viene descritto nei termini di un fenomeno opaco, che non può essere chiarito né conosciuto. Aspirante poeta, riluttante al lavoro e all’igiene personale, misogino afflitto da fantasie sadiche. I ricordi di Diane Keaton sono molti e poggiano su trentadue diari lasciati da Dorothy, la madre scomparsa nel 2008, che si sommano a quindici album di ritagli, venti album fotografici, le poesie e i collage del fratello e centinaia di lettere scambiate tra i diversi membri della famiglia, molte delle quali sono riportate nel libro.

Una casa dove l’attrice ha vissuto alcuni momenti dell’infanzia, con Randy, i genitori e le due sorelle, si trovava nei pressi del monte Hermon, in California. L’altalena era costruita con la ruota di un pneumatico appesa a un albero e una Buick station wagon era parcheggiata di fronte a casa. Una famiglia americana anni Cinquanta. La madre casalinga e il padre uomo d’affari, onesto, positivo, abituato a dare valore al denaro. Insegnava al figlio e alle figlie come si stringe la mano.
Il figlio maschio, nato nel 1948 e di due anni minore di Diane, era ossessionato dai modellini in acciaio stampato dei DC-4 della American Airlines. Eppure gli aerei che ogni tanto passavano sulla loro casa lo spaventavano a morte. Anche in un appartamento dove Randy abita da adulto, in mezzo al caos e alla sporcizia, il transito degli aerei è la causa di un quotidiano tormento.
La prima parte di Fratello e sorella è dedicata al racconto dell’infanzia di Randy e delle sorelle Hall, vero cognome di Diane (come la Annie Hall del film Io e Annie). Quando il matrimonio dei genitori entra in crisi, Randy e Diane sono adolescenti. È in quel periodo che un tratto del carattere di Randy appare con più evidenza. Vive nella passività. Incapace di reagire. Inetto. Mentre Diane è turbata dai furiosi litigi dei genitori, Randy è indifferente, alieno. Un segno meno. L’atarassia sfuggente del fratello è per Diane un mistero: che cosa gli starà passando per la testa? Perché insiste a leggere i fumetti e a sfogliare la sua copia di Mad, mentre suo padre e sua madre, nella stanza a fianco, minacciano di divorziare? Chi è questa persona? Chi è mio fratello? Anche Robin, la sorella minore, è perplessa. Ne scrive in una lettera ricevuta da Diane a New York, dove si è trasferita per studiare recitazione con il celebre Sandy Meisner: «Personalmente non riesco a descriverlo come un fratello. È difficile capirlo. Non credo proprio che ce la faccia nessuno».

Randy

Ogni famiglia è una costellazione e tra un punto e l’altro dell’insieme si esercitano forze e magnetismi diversi. Secondo Diane Keaton, sua madre Dorothy cominciò molto presto a costruire un recinto intorno ai figli, come un club interno al nucleo famigliare dal quale doveva essere escluso il marito. Fu probabilmente una reazione, scrive Diane, al fatto che il coniuge era sempre più assorbito dalla carriera. Forse per una norma inconscia che stabilì la reversibilità dei ruoli tra il luogo di lavoro e le mura domestiche, Hall aveva iniziato a comportarsi con la moglie come un dirigente d’azienda nei riguardi di un subalterno. E probabilmente ebbe lo stesso approccio nell’educazione del figlio. Scrive Diane: «Ricordo di aver pensato a quanto fosse notevolmente diversa la relazione che io e Randy avevamo con nostro padre […] ero abbastanza fortunata da essere femmina, libera da quelle devastanti aspettative che papà avrebbe potuto avere nei confronti di un figlio maschio».
Nel 1973 Randy ha 25 anni, indossa una giacca di camoscio, possiede tre chitarre e ama Frank Zappa e Joni Mitchell. Sua sorella ha recitato ne Il padrino ed è al quarto film con Woody Allen. In quello stesso anno, dopo aver conosciuto una ragazza, si sposa e comincia a lavorare nell’azienda del padre. Tutti sono felici, ma anche stupiti. Il matrimonio, infatti, dura poco. La sposa dice che Randy è un pazzo e che nutre fantasie omicide nei confronti delle donne. Lo scenario domestico descritto dallo stesso Randy, in alcune pagine di diario trascritte nel libro, non è solo la registrazione di oscillazioni profonde nel rapporto di coppia, ma è anche un prezioso documento diaristico sulla vita americana alla metà degli anni Settanta:

«Alla fine del 1975 portavamo ancora i pantaloni a zampa di elefante e i capelli lunghi. Vedevamo la nostra casa come un posto in cui ritornare alla terra […] Nel nostro chalet, alle porte della cucina e della camera da letto avevamo appeso fili luminosi di perline. Il soggiorno, con le sue grandi piante da vaso, i mobili in pelle e in legno, aveva un odore quasi legnoso quanto l’esterno. Il buddismo zen e la dieta erano priorità assolute. Mangiavamo riso integrale e verdure crude. Ogni sera fumavamo erba e bevevamo vino convinti che la saggezza provenisse dalla terra. Nel sederci fuori sul nostro divano in pelle logora, ascoltando lo sciabordio dell’acqua del fiume, avevamo l’impressione di vivere una vita saggia […] Mi mettevo seduto sul divano, espiravo lentamente, chiudevo gli occhi e aspettavo che lei mi portasse un bicchiere alto e freddo, posavo lo spinello sul portacenere pulito a forma di conchiglia e mettevo il bicchiere sul tavolino […]. Sally si era tagliata i capelli. Era più sexy che mai. Aveva qualcosa a che fare con il suo collo. Non avevo mai notato quanto potesse essere splendida una gola […] Alla nostra dieta aggiunse il pollo. Iniziammo a fumare l’hashish attraverso una pipa di terracotta a forma di rospo. I nostri litigi cominciarono ad aumentare. Erano sempre uguali. Io ero sempre pronto a tacere. Lei odiava questo mio atteggiamento, urlava e correva allo stereo per distrarsi. Pochi istanti dopo la musica rimbombava per tutto lo chalet. A me faceva impazzire. A lei faceva piangere. Un’ora dopo tornavo in una casa di nuovo tranquilla e la trovavo a mettere in ordine una cucina già in ordine. “Non combatti lealmente”, diceva. “Mi dispiace”, rispondevo io, sentendomi sconvolto dalle mie responsabilità».

Randy
Diane e Randy, Halloween 1953

Randy non vuole più lavorare. Dice che il padre non ha pazienza con la sua goffaggine, che si vergogna del figlio di fronte ai colleghi e che una volta gli avrebbe chiesto di chiamarlo così: «Signor Hall». Forse tra lui e il padre è in atto lo scontro più ampio e mortale che si gioca tra la generazione dei baby boomer e la precedente. Tra la cultura del fare e del lavoro opposta alla controcultura hippie. Ma l’altra verità è che Randy, inadatto alla vita in azienda, non vuole più lavorare, punto. Preferisce scrivere poesie e fare collage, esercitandosi con le forbici su giornali e riviste. Quindi sparisce, non si presenta più in azienda ed è capace di non rispondere per settimane alla mamma che, disperata, lo cerca al telefono.
Due poesie, dal titolo Salamandra e Alchimista, vengono pubblicate sulla Rocky Mountain Review. Nel 1977 viene pubblicato un suo libriccino di poesie: The dreams of Mercurius. In quel periodo Randy inizia a bere. Non solo: anche i genitori iniziano a bere, e a volte, come accade nei diari dello scrittore John Cheever, si alzano la mattina e ritrovano la casa in uno stato orribile.
Tuttavia, mentre il figlio scivola nel degrado, nell’etilismo e nell’autosegregazione casalinga (Diane lo descrive come un uomo che sembra allevato dai lupi), i coniugi Hall non vengono mai meno alla propria funzione. La madre ama il figlio, lo cerca, lo pensa (eppure il figlio la definisce «pallido fantasma metodista» e «uno sbuffo di fumo che cambia forma nel mio sangue»); tesse continuamente il filo dei rapporti con le sorelle. Scrive, telefona. Studia i film di Diane fotogramma per fotogramma e commissiona a un laboratorio argentiero un anello per ciascun membro della famiglia. Il padre mette a disposizione i propri denari per mantenere Randy in un appartamento e garantirgli un’entrata mensile. Sebbene Diane Keaton non si fermi a riflettere sul punto, non si può non leggere il libro anche come la vicenda di un sociopatico più avvantaggiato di altri sociopatici, tenuto in vita grazie al patrimonio di una famiglia ricca e influente della California meridionale. Una storia di affetti ostinati, privilegio e welfare famigliare. Il padre continuerà per tutta la vita ad assicurare le spese mediche necessarie al pessimo stato di salute del figlio. Eppure, quando il padre muore, Randy non si presenta al funerale e in una poesia d’imperdonabile crudeltà, scrive:  

«Amo il tanfo della tua morte, il modo in cui mi addolcisce la vita.»

Randy
Randy con la chitarra (Foto: Dorothy Hall)

Quando Randy, rovinato dall’alcol, ha bisogno di un fegato nuovo per sopravvivere, è di nuovo il padre a lanciargli un salvagente dall’oltretomba, avendogli lasciato in eredità altro denaro e, soprattutto, il suo posto numerato in una lista di attesa per il trapianto. Molti anni prima, all’inizio del loro matrimonio, Dorothy aveva aggiunto sul suo diario una descrizione della lungimiranza del marito, che, col senno di poi, può essere letta come una profezia: «[…] mio marito Jack, che ha una sbalorditiva conoscenza di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato».
Anche se in copertina è Randy che ci seduce, con quella foto scattata negli anni Sessanta in cui lo si vede malinconico e trasognato, simile al folk singer Nick Drake fotografato tra gli steli d’erba da Keith Morris, tuttavia, alla fine del libro, è la figura stoica e robusta del padre a rivelarsi in una luce particolare. A conti fatti, è la stessa Diane Keaton ad ammetterlo: «Aveva trascorso tutta la sua vita adulta preoccupandosi per quel suo mucchietto di sognatori e di come avrebbero tirato avanti. Nessuno di noi aveva o ha un minimo spirito pratico. Cinque testoni. Cinque persone inutili sperdute nel mare aperto del mondo reale. In quanto capofamiglia, lui non aveva spazio per sognare. Doveva assicurarsi che qualcuno si prendesse cura di noi».

Randy
Diane e Randy con il padre Jack Hall

Ancora oggi Diane continua a vedere nel fratello un mistero, reso definitivamente insolubile a causa della precoce vecchiaia e del declino cognitivo iniziato molti anni fa con l’abuso di alcol. Non crede, per esempio, che la vita e la natura di Randy possano essere chiarite nella formula del disturbo schizoide di personalità, diagnosticato una volta da un medico. La mente di Randy e la sua intera esistenza restano quindi un grande punto interrogativo, al cospetto del quale Diane, che oggi ha 74 anni, sembra accoccolarsi volentieri, come se in compagnia di questa assenza trovasse un paradossale conforto e la traccia evanescente di un significato.
Un giorno Diane si reca a fargli visita insieme alla sorella, e Randy, vedendo le due avvicinarsi per salutarlo, le accoglie così: «Vaffanculo. Sembrate una coppia di lesbiche. Fanculo a tutte e due». Di fronte a episodi come questo, non si può non detestare Randy, ma è più interessante utilizzare la famiglia Hall come un caso di studio, quindi provare a farsi qualche domanda per comprendere che cosa è in ballo nelle nostre stesse relazioni famigliari e affettive. Per esempio: quale potrebbe essere il dolore e lo scotto psicologico da pagare se si decidesse di abbandonare un famigliare al proprio destino? Ed è calcolando il timore di quell’angoscia e di quel rimorso che si decide di non troncare? Inoltre: di che cosa è fatta la pazienza e la tenacia di una famiglia nel tutelare la vita di un proprio caro, anche se scrive poesie in cui dice amare il tanfo della morte del padre? Insomma: perché scegliamo di non separarci?

Un’ultima scena. Diane è insieme al fratello nel salottino della casa di riposo. Seduti l’una accanto all’altro, guardano una replica in TV del film Via col vento. Clark Gable e Vivian Leigh – pensa Diane a voce alta – per interpretare con tanta efficacia la finzione, devono aver trovato l’appiglio in un trauma amoroso reale, in un dolore autentico che li ha spezzati. «Che ne pensi, Randy?», chiede Diane al fratello, ma Randy non le risponde e la guarda come se fosse lei la pazza.   

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