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La grande migrazione. Intervista a Kari Hotakainen



«Un umorista temibile, intelligente, acuto, quasi calcolatore», così Arto Paasilinna definì Kari Hotakainen, poeta e narratore finlandese che ha ottenuto la fama internazionale pubblicando il romanzo Colpi al cuore e vincendo importanti riconoscimenti come il Premio Finlandia e il Premio del Consiglio Nordico. Nel suo ultimo romanzo, La grande migrazione (Iperborea, 2023) Hotakainen ritrae un nuovo mondo rappresentato da un aspetto ciclico della storia umana, gli uomini decidono di abbandonare le campagne, il lavoro agricolo, le case costruite dalle famiglie, e cedere al richiamo della città. «La Città è un’opportunità. Anzi, in realtà è l’unica opzione possibile», un’immagine che può ricordare Italo Calvino e la sua visione postmoderna. Tuttavia se la città è l’unico luogo in cui cercare lavoro, in cui vivere, o meglio sopravvivere, la città è destinata a organizzarsi di fronte al crescente flusso di persone che si riversano nelle sue strade. E questo avviene a discapito degli esseri umani. Alle sue porte, con la scomparsa degli umani, gli animali sentono attenuarsi la paura verso la morte e prendono nuovamente possesso degli spazi. L’abbandono delle campagne può essere letto come un’allegoria: ciò che gli esseri umani si rivelano disposti a fare è cancellare il proprio passato e con esso la propria storia. L’intervista a Kari Hotakainen, incontrato nel corso di BookPride a Milano, parte dal suo ultimo romanzo, La grande migrazione.

La grande migrazione

Nel tuo libro descrivi un nuovo mondo, o forse si tratta dell’altra faccia dello stesso mondo in cui viviamo. Hai scritto un mondo invisibile, come Italo Calvino scrisse le città invisibili?
In Finlandia qualcuno della critica dice che la storia del mio romanzo è una specie di distopia, ma io trovo che sia una sorta di divertente distopia, provo a immaginare cosa può succedere nelle grandi città di tutta Europa, quando le persone si ritrovano in queste metropoli senza soldi, senza denaro per affittare un appartamento, ma continuano a costruire grandi centri commerciali e nessuno ha più soldi per andarci e comprare qualcosa.
Tu hai immaginato Calvino, uno dei miei scrittori preferiti, ma forse è un mix tra Samuel Beckett e Charlie Chaplin, è questo stile, non volevo essere troppo cupo ma più umoristico.

Sally, una delle tue protagoniste, «era dell’idea che non valesse la pena ricordare tutto, perché i ricordi erano in parte troppo pesanti, e in parte un po’ troppo leggeri, per fortuna non riusciva più nemmeno a distinguere la differenza». Io sono cresciuta con l’idea che è necessario ricordare, ad esempio, ciò che è accaduto in passato, ma vedo che le cose tragiche del nostro passato comune continuano ad accadere. Che cosa pensi: che i nostri ricordi siano troppo superficiali o che per davvero non è così importante ricordare tutto?
Penso che sia difficile ricordare ogni cosa, Sally dice ciò che mi diceva mia madre, ovvero: «non guardare indietro, ma guarda avanti». Ma è anche importante ricordare chi sono io: una combinazione dei miei genitori. In effetti non puoi andare avanti se ricordi ogni cosa e negli ultimi giorni di vita, mia madre mi disse: «Kari, devi capire dove ho vissuto e devi tenerlo a mente».

In un’intervista hai detto: «credo che ogni grande storia contenga dell’umorismo». Che rapporto hai con l’umorismo? È un aspetto integrante della tua scrittura?
Se scrivi di tragedie puoi sempre dire che sei un buon scrittore quando vedi le cose tragiche intorno a te, ma il talento è vedere il lato comico della tragedia. Ad esempio, per me Samuel Beckett è uno scrittore divertente, ma qualcuno lo trova un po’ cupo. Cerco di scrivere in modo che in ogni tragedia ci sia un aspetto comico. 

La Finlandia ha un confine in comune con la Russia e con essa condivide anche una parte del suo passato. Come viene vissuta l’attuale situazione di guerra tra Russia e Ucraina?
La Guerra Fredda fa parte della storia finlandese perché abbiamo un confine in comune con la Russia, lungo circa 1000 km, e ora siamo in una situazione in cui molti dei miei amici e del popolo finlandese è spaventato. Quindici anni fa, in Finlandia, c’era chi pensava che Putin fosse un buon leader, quando ha guidato il popolo verso la democrazia, ma ora la Finlandia si trova di nuovo in mezzo tra Occidente e Oriente. La Russia è il nostro vicino, ma ogni cosa è cambiata. Quindici anni fa c’era un treno, chiamato Allegro, che collegava Helsinki a San Pietroburgo, una città celebre in Finlandia, in cui le persone andavano ad ascoltare concerti, a vedere mostre o a trascorrere le vacanze, mentre oggi non è più possibile, il collegamento ferroviario con la Russia è bloccato.

Qualcuno ha paragonato i tuoi libri, le tue storie ai film del regista finlandese Aki Kaurismaki. Cosa ne pensi?
Mi piace molto come regista, Aki Kaurismaki ha 66 anni come me, penso che abbiamo in comune un certo tipo di humour dark, ma credo che i miei personaggi siano un po’ più loquaci dei protagonisti delle pellicole di Kaurismaki.



Immagine di copertina: La grande migrazione, Kari Hotakainen, Iperborea

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