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L’archivio essenziale di Liana Borghi



Leggere Tessiture. Il pensiero fertile di Liana Borghi permetterà finalmente di dare a una serie di domande sull’attuale clima culturale e politico italiano di certi ambienti: chi sono, nella storia del femminismo e dell’attivismo queer, le figure che hanno contribuito a elaborare teorie, a farsi da intermediarie tra saperi ancora poco diffusi in Italia e a inventare pratiche che hanno favorito il proseguimento di questa elaborazione collettiva? Qual è stato il moto di questo tracciato intellettuale? E quali persone e realtà editoriali ha coinvolto?

Negli ultimi anni persino chi è al di fuori degli ambienti di militanza avrà notato un fiorire di pubblicazioni a tema, anche nelle proposte di grandi editori, che poi è da vedere sempre se ciò avviene per opportunità o meno. Assistiamo a un ripescaggio di scritti inediti in Italia e a un’apertura ad autori e autrici la cui ricerca prende le mosse proprio da questi argomenti. Si nota che perfino negli ambienti accademici, sebbene non senza difficoltà, riescono a farsi largo offerte formative che abbracciano queer e gender studies e che anche nei contesti più informali e internettiani; queste tematiche godono di una visibilità sempre maggiore. Chi ha posto quindi le basi perché questo campo di studi e questa visione politica potesse arrivare al grande pubblico?

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Tessiture. Il pensiero fertile di Liana Borghi, edito da Fandango nel 2022 e curato da MN, ha il merito di mettere in luce questi nessi e di tentare una ricostruzione dell’operato intellettuale e politico di Liana Borghi (1940-2021). Teorica, attivista femminista e lesbica, Borghi è stata una delle intelligenze più lucide e anticipatrici del nostro paese. È tra le fondatrici della Libreria delle donne di Firenze nel 1979 e dell’Associazione lesbica L’Amando(r)la. Ha contribuito alla formazione di una delle prime case editrici lesbiche, Estro, ed è stata anche tra le fondatrici, a metà anni Novanta, della Società Italiana delle Letterate. Oltre ai numerosi scritti e collane da lei curate, è stata docente di Letteratura anglo-america dell’Università di Firenze fino al 2009. Se in Italia i nomi di Adrienne Rich, Donna Haraway, Audre Lorde e Paul B. Preciado fanno parte dei punti di riferimento cruciali e imprescindibili di questa branca di studio, lo si deve anche a lei.

Il libro edito da Fandango più che una biografia è una panoramica sui percorsi di ricerca della sua azione politica come attivista e intellettuale. Il racconto è plurale, come la metodologia di lavoro proposta nei numerosi laboratori e gruppi di studio messi in piedi da Liana Borghi nella sua vita, di cui leggendo si possono approfondire variegati aspetti. Terreno fertile è composto da una ventina di testimonianze scritte da chi ha avuto l’opportunità di interfacciarsi e collaborare con Borghi nel corso della sua vita. Il ventaglio dei saggi è ampio e possiamo trovare sia ricordi commossi di chi ha con lei condiviso un percorso umano e intellettuale sia saggi più tecnici volti a sottolineare il suo fondamentale contributo accademico.

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Ciò che colpisce fin da subito è la sua capacità di analizzare il proprio punto di vista e la base di partenza di ogni presupposto teorico, ecco perché possiamo riportare nella nostra attualità anche interventi relativi a ormai più di vent’anni fa. Scriveva nel 2003: 

“Qual è il nostro grado di obsolescenza, chi siamo in questa congiuntura storica, cosa significa sentire la responsabilità di altre vite e altri mondi, come non essere cieche ai loro problemi e ai nostri, che peso può avere il nostro raccontarsi in un mondo minato da guerre e violenza.”

Raccontarsi è il verbo adottato per le scuole che venivano organizzate da lei e da altre intellettuali e attiviste. Al centro della proposta formativa si poneva l’intercultura di genere, l’alleanza tra soggettività, l’intento di «creare uno stimolo per abitare nel presente un mondo altro, interrogarsi sul proprio posizionamento e sui propri privilegi». Tre frasi che si dovrebbero stampare e porre alla base di ogni tentativo di autoriflessione e di analisi del presente. Nelle giornate di scuola l’intento era quello di costruire una comunità basata sullo scambio di informazioni, impegno e risorse, l’ascolto reciproco e l’analisi del modo in cui si intrecciano discipline e posizionamenti. 

«Liana aveva un grande fiuto per le innovazioni culturali ed era indifferente agli steccati disciplinari» commenta Elia A.G. Arfini nel suo contributo. Infatti, interrogandosi e raccontando l’esperienza del Laboratorio di genere e intercultura del 2001, si evince quanto preziose siano state le iniziative di formazione di tali occasioni, sottolineandone lo slancio pionieristico considerando che, vent’anni dopo, molti dei saperi queer sono stati appropriati dall’accademia «senza tuttavia scalfire la disciplinarietà, la auto-referenzialità, il feticismo metodologico che affliggono l’università».

Altre tracce del suo essersi fatta ponte di idee e saperi lo troviamo nell’aver portato in Italia, nel 2010, Canone inverso, pubblicato dall’editore ETS. Il testo è la prima antologia italiana a interrogarsi sulla “cosa queer” ed è diventato negli anni uno dei capisaldi imprescindibili per approcciarsi allo studio di questa branca.

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Un’altra testimonianza della variegatissima produzione di Liana Borghi arriva nel saggio di Elena Biagini e Monica Pierangeli, che menzionano una poesia, anonima, in apertura di sottosopra, rivista femminista del Gruppo 4 della Libreria delle Donne di Milano. I versi, intitolati Cuore di grano giallo, sono inseriti in quello che disegnò una svolta nel movimento italiano nel 1983: il solco del dibattito più grande era quello del femminismo separatista, il quale, nella sua attuazione, avrebbe comportato l’ennesima invisibilizzazione dell’esperienza delle donne lesbiche, riducendo l’esperienza della donna a una visione essenzialista che ne avrebbe lasciato fuori ogni vissuto personale. Nasce così una marca più netta nel suo pensiero, nel fare nel lesbofemminismo un punto irrinunciabile della lotta, che porterà alla formazione della prima editrice lesbica italiana, La Felina e della già citata Estro. In Cuore di grano giallo si trova appunto il cuore di questa svolta: il non voler ridurre la donna a una sua visione essenzialista, propria delle ragioni delle separatiste di allora, e l’insistere sul perché non si possa parlare di donna al singolare ma di considerare varianti determinanti come sessualità, classe, cultura e provenienza. La poesia è fatta quindi di una serie di ritratti, di «una comunità inconsapevole, attraversata dalla cura, dai limiti del corpo e da quelli sociali».

La vastità dei temi che ha toccato la possiamo saggiare anche solo menzionando l’estrema varietà che emerge dai contributi raccolti, che passano dalla fantascienza alla teoria dei quanti, dal postumanesimo al post colonialismo e la biopolitica, come evidenziato dal contributo di Elena Bougleux, oppure il rapporto con autrici come Anna Maria Ortese e Donna Haraway in L(‘)i(gu)ana di Monica Farnetti o il rilievo che Liana Borghi ha assunto come studiosa e teorica anche sul piano europeo e internazionale, testimoniato dal ricordo di Rosi Braidotti. 

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Tra i nomi delle altre persone coinvolte nella ricostruzione del tracciato esistenziale, politico e culturale di Liana Borghi figurano Le Acrobate (Elisa Coco, Pamela Marelli, Antonella Petricone, Alessia Rocco, Filippo Rebori), Clotilde Barbarulli, Elena Biagini, Rachele Borghi, Renato Busarello_Laboratorio Smaschieramenti, Monica Farnetti, Paola Fazzini, Nina Ferrante, Federica Frabetti, Samuele Grassi, Francesca Manieri, Giuliana Misserville, Maria Nadotti, Monica Pietrangeli, Marco Pustianaz, Cristina Raffo, Nicoletta Vallorani e Federico Zappino. Preciado ha definito “un archivio essenziale” di inestimabile valore questo lavoro di recollezione, utile sia a chi voglia approcciarsi alla sua figura sia per quello che emerge dalla somma di questi interventi; così si viene a delineare il ritratto di una persona la cui spinta propulsiva ha contribuito più che mai a creare reti di saperi e di persone e il cui lascito è così incisivo da essere ancora vitale, prezioso e in circolo negli ambienti culturali e politici del nostro Paese.

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