Glasgow per I gentiluomini dell'ovest, Agnes Owens
Comma 22

Romanzi della working class. I gentiluomini dell’ovest di Agnes Owens



Mac è un muratore di poco più di vent’anni che si destreggia tra un cantiere e l’altro. Vive con sua madre, donna con cui ha un rapporto conflittuale, adora sbevazzare al pub con gli amici ed è gelosissimo dei suoi attrezzi di lavoro. Tra un bicchiere e l’altro, Mac si barcamena, eppure qualcosa gli manca. Sente che i confini della sua cittadina forse sono troppo stretti e che fuori da essi c’è un mondo che potrebbe, forse, offrire qualche possibilità in più.

I gentiluomini dell’ovest è il primo romanzo pubblicato da Agnes Owens, scrittrice scozzese scomparsa nel 2014 dopo una vita tutt’altro che semplice. Nata nel 1926 da genitori operai, non ebbe una brillante carriera scolastica, che lasciò molto giovane per iniziare a guadagnarsi da vivere con i mestieri più disparati. Sposò un reduce della Prima guerra mondiale che morì di alcolismo all’età di quarantatré anni e dal quale ebbe quattro figli. In questi anni, Owens lavorò come operaia in fabbrica e donna delle pulizie, scrivendo nei ritagli di tempo e studiando dattilografia. Ebbe altri tre figli in seconde nozze, ma nel 1987 Patrick, il suo figlio più giovane, venne ucciso. Ci vollero anni per elaborare il lutto, anni in cui Owens smise di scrivere. La sua produzione ricominciò negli anni Novanta e  proseguì fino alla sua morte.

Gentiluomini dell'ovest, Agnes Owens

Safarà editore propone il primo romanzo di una scrittrice sottovalutata in vita in una curatissima edizione (con note e postfazione della traduttrice Anna Mioni, che aiutano a orientarsi nello slang dei personaggi) e impreziosita da una appassionata riflessione di Alasdir Gray, autore di Lanark, la saga fantastica che ha conquistato molti lettori italiani. 

Esiste da sempre una nutrita schiera di autori discendenti dal mondo del proletariato. Scrittori che sono riusciti a delineare le vite e caratteri dei quelli che spesso si ritrovano ai margini di una società ostile, ma che allo stesso tempo riescono a creare una propria dimensione all’interno di quel confine che li separa dalla borghesia. In letteratura, uno dei più famosi è sicuramente Irvine Welsh, ma dalle nebbie del Regno Unito sono emersi anche tanti registi capaci di mostrare sul grande schermo le fatiche degli operai, primo fra tutti Ken Loach, artisti in grado di infilare le mani dentro esistenze attraversate da difficoltà.
Come quella del suo protagonista, la vita di Agnes Owens è un romanzo d’avventura in cui non mancano le disgrazie, autentiche tragedie che la scrittrice ha combattuto grazie alla passione per la parola e l’amore per quel piccolo mondo di provincia che ha abitato, un luogo ricco di contraddizioni e disagi certo, ma anche di un’umanità autentica e frastagliata, lontana dal buon costume britannico e per questo libera, pulsante e vitale. I gentiluomini dell’ovest è un libro corto, denso e sincero che ibrida magistralmente le caratteristiche del romanzo e del libro di racconti.

Il testo infatti possiede il respiro tipico del romanzo, una scansione temporale ampia in cui conosciamo una comunità, un mondo delineato e variopinto in cui non mancano i conflitti interni, gli stessi che permetteranno al protagonista di evolversi. Insieme, è un libro di racconti, perché le avventure di Mac sono frammentate: si alternano tonalità di vario genere, registri diversi in cui la penna di Owens si muove senza evoluzioni linguistiche o ermetismi intellettuali, mostrando una realtà cruda fatta di situazioni divertenti, assurdamente comiche e terrificanti a un tempo.

Una lettura semplice, in grado di arrivare a lettori di qualunque fascia data la schiettezza dei personaggi. I protagonisti infatti non sono lontani dalla gente comune, ma tutto il contrario: Mac è un personaggio che non ha niente dell’eroe, anzi, prova a essere furbo, è spesso sfaticato e di certo non devoto alla madre. Anche se la società spesso si dimentica di lui e dei suoi amici, che anestetizzano le loro angosce con litri di alcol, il ragazzo mantiene una certa moralità, non ruba nulla a nessuno ed è leale nei confronti dei compari. Si muove come un marinaio che naviga nell’oceano della vita cercando di schivare le tempeste che si formano quotidianamente all’orizzonte.
È innegabile che una figura di spicco come Welsh abbia portato avanti e trasformato un percorso già iniziato da Agnes Owens. Avventurarsi in queste pagine equivale vestire i panni dei perdenti, di quelli che conservano intatta una vitalità rabbiosa. Significa scoprire le terre selvagge che circondano i palazzi reali del Regno Unito.



Immagine di copertina: Glasgow (Flickr)