Oltre la Soglia

Passeggeri. Ritratti sui treni dell’Italia sull’orlo di una nuova chiusura

Succede di prendere il treno ogni giorno, direzione Milano, prima per studio e poi per lavoro.
Sei cresciuto con l’amore per il disegno e per questo hai sempre a portata di mano una penna e un taccuino. Questa tua grande passione ti porta, nel corso degli anni, a riempire pagine e pagine di pensieri, forme, schizzi, appunti, dettagli. Accumuli taccuini ed inizi a numerarli: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19. Sono talmente pregni di vita e situazioni che per te sono importanti come figli.
Un giorno poi inizi, quasi senza accorgertene, a ritrarre il passeggero che trovi davanti. Inizialmente sei un po’ timoroso, se qualcuno dovesse “scoprirti” potrebbe anche infastidirsi, non gradire.
Giorno dopo giorno scopri che in questa avventura hai un prezioso alleato: lo schermo del telefono. Esso distrae il soggetto, lo assorbe, lo isola da ciò che gli sta attorno e così nemmeno si accorge che la persona di fronte lo sta ritraendo, cosa alquanto singolare al giorno d’oggi.
Ritratti veloci, hai poco tempo, non sai quando i tuoi soggetti scendono.
Ritratti clandestini, qualcuno potrebbe anche non volere essere ritratto, in fondo c’è sempre la questione della privacy.
I ritratti dei pendolari riempiono giorno dopo giorno le tue pagine. Sfogliandole, per ogni persona ricordi un dettaglio. Lo sguardo, il vestito, una battuta dei discorsi in treno.

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Tra i primi c’è il signore anziano in parka verde che più che assorbito è iper-concentrato sul nuovo dispositivo, il passeggero assorto, forse in preghiera, quello addormentato sul treno del ritorno a fine giornata, il tifoso di calcio vestito da capo a piedi della sua squadra.

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Arrivi a circa 120 ritratti, perché non farne un progetto? Nasce una pagina Instagram: passeggeri_.
Sei sempre più incentivato a cercare il volto più interessante, l’espressione particolare. Ti trovi a ritrarre anche passeggeri in aereo, in viaggio in Marocco, Israele, Palestina, Thailandia. Decidi di provare anche lo strumento digitale. Un iPad e un pennino ti permettono di dare colore istantaneamente.

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A volte non hai voglia, ma poi trovi quella signora con quella miriade di ricci biondi e giacca oversize e non puoi fare a meno di ritrarla. Oppure trovi quel signore dai tratti troppi espressivi per essere ignorati.
A volte ti colpiscono i dettagli: una ironica felpa con la scritta “Fake Is The New Real”, un cappello d’altri tempi.
Ti colpisce quella ragazza bardata che chissà che freddo che aveva, oppure la signora che si goda uno dei primi raggi di sole primaverili.

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I disegni si susseguono ad un ritmo incessante: cento duecento trecento, quattrocento.
Ma ad un tratto arriva la pandemia, e con essa la quarantena. Il vuoto nei taccuini cerca di essere compensato da ritratti virtuali, su commissione; manca però l’istinto, il rischio di sbagliare il tratto.
La mania di perfezionismo rischia di prendere il sopravvento. Soprattutto pensando che tutti i ritratti sono realizzati senza matita, amo e accetto l’errore come rischio e metafora.
Poi finalmente è arrivata la riapertura.
E con la riapertura ritorna il Diario di Viaggio. Documenti treni dapprima vuoti, poi pochi passeggeri, straniti, impauriti e bardati come palombari. Documenti mascherine e guanti in abbinata, bocche tappate, nasi all’aria.
Il disegno muta da semplice linguaggio visivo a cronaca.

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Impari a rendere onore e dignità ai disegni brutti, frutto della velocità e della sintesi. Ringrazi il tuo più fedele alleato, lo schermo. Barriera invisibile che catalizza le attenzioni e lo sguardo, che rende i passeggeri ignari di ciò che succede a 60 centimetri da loro, ben al di sotto della distanza sociale.
Fortuna per un disegnatore-cronista, spunto di riflessione per la società. Connessi col mondo ma completamente assenti da ciò che ci circonda.
Mentre i numeri tornano a salire, il rischio di nuovi lockdown torna ad affacciarsi sui volti dei pendolari.
E a me non resta che continuare a documentare questi giorni, disegnando.





Illustrazioni: Alberto Cavallari
www.passeggeri.org