Brutale (66thand2nd, 2025) di Salvatore Falzone si impone come atto di sfida, coraggio di denuncia: parla di sessualità ai limiti, di violenza e di piattaforme come OnlyFans – temi ancora fortemente stigmatizzati, soprattutto se è il mondo LGBTQIA+ a esserne protagonista – senza filtri, restituendoci una narrazione in cui il coraggio diventa atto rivoluzionario. Falzone non si limita a raccontare una storia provocatoria: scava nelle pieghe più oscure del desiderio, mettendo a nudo il confine tra libido e violenza, tra intimità e sfruttamento.

Nel cuore di Brutale la sessualità estrema si fa strumento di rivelazione: non mero vezzo erotico, ma grimaldello per scardinare ipocrisie e menzogne. Quando Paolo indossa il passamontagna e filma il proprio dominio e quando Giulio cerca disperatamente quell’immagine, assistiamo a una danza di potere che non ha nulla di romantico. È un atto – appunto – brutale perché mette in luce la ferita aperta di chi, crescendo, ha visto negata persino l’espressione più intima di sé.
Questo coraggio di rappresentare la violenza come denuncia trova eco nella recentissima pellicola cinematografica Pillion (2025), dove il rituale dom/sub tra motociclisti queer diventa metafora della fiducia per chi è abituato a vivere nell’ombra delle convenzioni sociali. Così come in La vita di Adele (2013) le lunghe sequenze sessuali sono l’unico mezzo per mostrare la verità emozionale ed erotica delle protagoniste, in Brutale ogni atto sessuale è sguardo tagliente sulla vulnerabilità di un’intera generazione che cerca di urlare la propria esistenza.
Nel cupo scenario di Shame (2011), la compulsione sessuale di Brandon non è voyeurismo fine a sé stesso, ma specchio di un’isolamento esistenziale: la ripetizione ossessiva dell’atto diventa grido silenzioso contro una società che reprime il desiderio. Allo stesso modo, Falzone utilizza la violenza dei corpi per denunciare il conformismo: Giulio e Paolo sfidano i confini del “consenso” per ribadire che, se si censura la sessualità esplicita, si finisce per celare anche il disagio e il vuoto emotivo.
E ancora, la graphic memoir Fun Home (Rizzoli, 2006) di Alison Bechdel ci insegna che il non detto famigliare e il dolore psicologico possono rivelarsi in gesti di autodistruzione: la ricostruzione per immagini di Bechdel è altrettanto esplicita nel mostrare come l’abuso emotivo diventi violenza intima. Falzone raddoppia questo concetto facendo della sottomissione e della dominazione non un tabù taciuto, ma un atto pubblico di rabbia e liberazione, proprio perché scardina il patriarcato delle relazioni “normali” e costringe il lettore a guardare negli occhi la verità più cruda.
In tutti questi paralleli, la sessualità violenta non è glamour né gratuita: è un atto di coraggio narrativo, un pugno allo stomaco che irrompe nel comodino di chi vorrebbe dimenticare quanto il desiderio possa diventare ferita e al contempo rivelazione di sé.
L’autore, inoltre, inserisce OnlyFans non come semplice sfondo, ma come elemento narrativo capace di condizionare profondamente i personaggi. Paolo, dietro il passamontagna, sperimenta la sensazione di dominio e al contempo la mercificazione del proprio corpo: è dominatore eppure dominato dal terrore di perdere la propria reputazione e, quindi, la propria vita per come l’ha costruita fino a quel momento, richiamando il caso di Elena Maraga, ventinovenne maestra di scuola materna sospesa e poi licenziata dopo che i genitori hanno scoperto il suo account OnlyFans. Brutale svela, quindi, anche lo stigma che ancora grava su chi decide di trasformare la propria sessualità in lavoro, vicenda in grado di scatenare il dibattito in Italia, come successo nel caso della maestra: mentre l’istruzione ministeriale riflette su un nuovo codice etico che vieti l’attività su siti per adulti, molti difendono il diritto alla libera autodeterminazione, mettendo in luce l’ipocrisia di una morale che tace davanti alla povertà salariale ma s’indigna di fronte a un’offerta libera e consensuale.
Ma OnlyFans non è solo questione di reputazione: è anche fattore di dipendenza. Gli utenti sviluppano una vera e propria “addiction”, favorita dal mix di contenuto esplicito e interazione diretta con i creator. Un report di Canopy ha registrato un aumento esponenziale di richieste di aiuto per dipendenza da OnlyFans nei centri di recupero UK, con situazioni analoghe a quelle della pornografia tradizionale ma amplificate dal coinvolgimento personalizzato. E secondo uno studio del 2023, le persone che contattano i servizi per comportamenti compulsivi legati a OnlyFans sono cresciute del 66% in un anno. La domanda che sorge spontanea senza che venga mai esplicitata all’interno del romanzo è: chi ci guadagna, dunque? La piattaforma. Il sistema. Il banco. OnlyFans che trattiene il 20% di commissioni, i creator – spesso spinti a superare i propri limiti per rimanere competitivi – guadagnano subito ma rischiano burnout e perdita di confini personali, mentre gli iscritti, in cerca di attenzioni esclusive, investono cifre crescenti in un desiderio che diventa inestinguibile.
Il coraggio di Falzone nel trasformare lo stigma in racconto, a differenza di molte opere che si limitano a rappresentare l’eros estremo come puro shock, fa della violenza sessuale e del sex work online strumenti di esplorazione dell’identità, ricordando anche Il primo che passa (Mondadori, 2021) di Gianluca Nativo: la crudeltà che scopre un’innocenza ancora intatta, un battesimo del corpo che, pur duro, conserva una speranza, la stessa di protagonisti che sanno fin dall’inizio quali perversità cercano, quali le ferite mai rimarginate, dando al desiderio la forza di uno specchio spietato. Con Brutale, Falzone rivendica il diritto di parlare di sessualità e tutto quello che comporta, senza porsi limiti o confini e, soprattutto, senza nascondersi dietro eufemismi. Il romanzo instaura un dialogo col lettore su ciò che ancora non osa dire: che il desiderio può diventare violenza, che il lavoro erotico online è controverso ma legittimo, che la penna può essere più tagliente di uno sfogo di rabbia. In un panorama editoriale spesso timido di fronte al sesso esplicito e incerto sul tema delle piattaforme per adulti, Brutale è un’opera di rottura, che invita a una riflessione adulta e disincantata sui tabù più radicati. Falzone dimostra che il vero atto di coraggio non è edulcorare la realtà, ma raccontarla. Fino in fondo.